Il cambiamento climatico minaccia anche Stonehenge: al via il restauro per proteggere le pietre del sito

A minare la salute del complesso monumentale inglese, che ha oltre 4.500 anni di storia, c’è anche l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi causato dalla crisi climatica. I lavori di restauro, che saranno a cura dell’English Heritage, si rendono necessari per non far perdere a Stonehenge lo status di patrimonio dell’umanità dell’Unesco.
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Federico Turrisi 16 Settembre 2021

Stonehenge è in pericolo, e la minaccia numero uno alla sua sopravvivenza è rappresentata dal suo stesso creatore: l'uomo. Il sito archeologico inglese, uno dei più suggestivi (e misteriosi) del mondo, vanta oltre 4.500 anni di storia ma ora necessita più che mai di cure. Per quale motivo?

Da una parte, preoccupa la realizzazione di un tunnel stradale da 1,7 miliardi di sterline nei dintorni del complesso monumentale stesso. Lo scorso luglio il Comitato dell'Unesco aveva deciso di inserire Stonehenge tra i siti "in pericolo" e aveva madnato un avvertimento al governo britannico: se i lavori per la costruzione del tunnel dovessero proseguire come previsto, Stonehenge rischia di perdere lo status di patrimonio mondiale dell'umanità.

Dall'altra parte, ci sono i cambiamenti climatici: l'aumento di eventi meteo estremi, come gli acquazzoni sempre più violenti e il rafforzarsi dei venti, sta contribuendo al deterioramento delle pietre del celebre sito neolitico del Wiltshire, in particolare delle architravi. Gli archeologi dell'English Heritage se sono accorti analizzando ogni masso con uno speciale scanner laser, e per questo hanno avviato uno specifico programma di restauro (l'ultimo risaliva agli anni Cinquanta). I visitatori saranno comunque ammessi al sito. Insomma, a vederli in tutta la loro imponenza, i pietroni di Stonehenge non sembrano essere scalfiti dal passare dei secoli. Eppure, la crisi climatica minaccia di non risparmiare neanche loro.