Il destino incerto degli ippopotami di Pablo Escobar

Quando erano stati importati in Colombia, negli anni Ottanta, erano appena 4. Oggi gli ippopotami che hanno abitato lo zoo personale di Pablo Escobar sono diventati oltre 65. E non si sa più come gestirli, anche perché godono della protezione della popolazione locale.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Sara Del Dot 15 Febbraio 2021

Erano arrivati in Colombia dall’Africa negli anni Ottanta quando Pablo Escobar, il più celebre narcotrafficante della storia, aveva deciso di aggiungere al suo zoo personale alcuni esemplari di ippopotami.

Allora erano soltanto 3 femmine e un maschio i pachidermi che erano stati contrabbandati nello zoo di Hacienda Napoles, il ranch di Escobar situato tra Medellin e Bogotà, che a un certo punto era stato aperto al pubblico per permettere a tutti di osservare le meraviglie esotiche che solo una delle persone più ricche del mondo poteva permettersi.

Dopo la sua morte, avvenuta nel 1993, la situazione della fauna esotica è letteralmente sfuggita di mano. Infatti, se al loro arrivo in Sud America gli ippopotami erano appena 4, nel corso del tempo sono diventati selvatici e sono cresciuti fino a raggiungere una cifra tra i 65 e gli 80, diventando un vero e proprio problema nazionale che le autorità colombiane non sanno più come gestire. Infatti, se alla morte del loro proprietario tutti gli altri animali erano stati spostati altrove, gli ippopotami vennero lasciati lì, liberi di muoversi e fare ciò che volevano.

Oggi continuano a riprodursi e sono diventati una grave minaccia per la biodiversità. Ad affermarlo, un gruppo di scienziati che ha sottolineato il rischio di continuare a consentire una loro diffusione. Secondo questi esperti, infatti, gli ippopotami potrebbero salire di numero fino a 1.500 entro il 2035, minacciare seriamente la biodiversità e diventare protagonisti anche di incontro mortali con l’essere umano. Una previsione che avevano pubblicato a fine gennaio sulla rivista scientifica Biological Conservation. A ciò si aggiunge inoltre il fatto che, trascorrendo gran parte del loro tempo immersi nelle acque del fiume Magdalena, vi defecano e provocano lo spostamento di altre specie acquatiche, modificando la biodiversità. In Colombia, poi, gli ippopotami non hanno predatori naturali, quindi niente e nessuno può tenerne controllata la popolosità. Nemmeno l’uomo, per il quale la caccia a questo animale è stata vietata per legge dopo che ne era stato abbattuto uno tempo fa.

Nonostante questo, gli abitanti della zona si sono opposti strenuamente alla possibilità di abbattimento degli ippopotami. Infatti, nel corso degli anni i cittadini hanno praticamente adottato questi animali, anche grazie al flusso di turisti che attraggono mentre vanno in giro per la tenuta che è ormai stata trasformata in un parco a tema. Gli ippopotami si sono guadagnati la simpatia della popolazione locale che non ha intenzione di permettere a nessuno di decimarli. Anzi, come riportato dal Guardian, sembra che questi protettori dei pachidermi stiano molto attenti agli interventi che vengono eseguiti a riguardo sul territorio, valutando se effettivamente stiano venendo effettuate operazioni di sterilizzazione e nient’altro che possa essere lesivo delle specie.

Operazione, quella della sterilizzazione, decisamente non facile e soprattutto molto costosa, anche e soprattutto dal momento che per essere eseguita è necessario attrarre l’animale all’interno di un recinto di metallo, sedarlo e poi inciderne la pelle per arrivare agli organi riproduttivi.

Insomma, il destino degli ippopotami di Pablo Escobar è incerto ma per ora salvo. La speranza è di riuscire a trovare dei metodi di sterilizzazione meno invasivi che consentano di controllare la popolazione senza dover arrivare all’abbattimento.