Sul divieto della carne coltivata, è meglio mettersi contro la confederazione di agricoltori più importante del Paese o l'Unione europea? Questo è stato uno dei tanti dilemmi del governo Meloni che proprio il 16 novembre ha annunciato, nelle vesti del ministro dell'Agricoltura e della Sicurezza alimentare Francesco Lollobrigida (che ha firmato il Ddl assieme al ministro della Salute, Orazio Schillaci), di aver vietato la produzione e il commercio di carne coltivata in Italia. Lo scontro si è consumato prima nelle sedi istituzionali, poi fuori dal Parlamento: ha fatto scalpore nello stesso giorno la reazione del segretario Coldiretti, Ettore Prandini, che ha spintonato e aggredito verbalmente Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova; i due esponenti di +Europa avevano presentato alla Camera dei Deputati la pregiudiziale di costituzionalità in merito al divieto.
Per chi conosce i regolamenti europei e le modalità con le quali vengono recepiti sa già che l'operazione del governo Meloni è stata confezionata con attenzione e cura: il messaggio da far arrivare è che l'esecutivo si è opposto all'Unione europea e che quindi non ha intenzione di permettere l'introduzione di nuovi alimenti che potrebbero arricchire il mercato del lavoro. Quindi l'Italia è l'unico Paese europeo a vietare la produzione e il commercio di carne coltivata? No. Uno dei pilastri dell'Unione europea è il libero scambio fra gli Stati membri e la normativa europea è fonte di diritto sovraordinata a quella interna.
Il Ddl appena approvato "si pone in contrasto con la libera circolazione delle merci all'interno del mercato comune dell'Unione", lo ha spiegato Riccardo Magi il 16 novembre, durante l'esposizione della pregiudiziale di costituzionalità.
Senza dubbio l'esecutivo Meloni è riuscito a prendere più tempo, ma soltanto fino a quando l'EFSA, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, dopo lunghi e rigidi controlli (dove possono dare pareri anche scienziati italiani e provenienti da tutta la comunità scientifica comunitaria) autorizzerà la produzione, e quindi il commercio, di questi tipi di novel food. Da quel momento in poi l'Italia rischia diverse procedure d'infrazione, che pagheranno tutti i cittadini che vivono in Italia. Questo vuol dire che, con molta probabilità, i soldi che l'Italia dovrà restituire all'Unione europea per aver infranto il Regolamento UE si tramuteranno in rincari spalmati su diversi settori: trasporti, carburante, bollette, tasse, etc.
Repetita iuvant: attualmente non c'è nessun elemento che faccia pensare alla carne coltivata come a un prodotto insalubre, né possiamo dire che sia migliore della carne che mangiamo per via dell'uccisione di animali, non avendo dati a disposizione per affermare né per negare. Ci sono però degli elementi che vanno in controtendenza con ciò che afferma il governo sulla "bontà della carne non coltivata", come l'accordo tra Coldiretti e McDonald's, catena di fast food che basa il suo sviluppo aziendale su pratiche poco sostenibili, come gli allevamenti intensivi. Qualora dovesse passare l'approvazione da parte dell'EFSA, il governo si ritroverebbe a fare gli interessi di una categoria e non della totalità degli italiani, andando contro la Costituzione.
Fonte| Camera dei Deputati;