Il fiume Nilo, in Egitto, è diventato rosso: da cosa dipende e perché potrebbe capitare sempre più spesso

Non è la prima volta che questo corso d’acqua subisce una variazione cromatica del genere. Ma perché questo fenomeno si ripete e da cosa dipende?
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Francesco Castagna 15 Novembre 2023

"Io batto un colpo sulle acque che sono nel Nilo: esse si muteranno in sangue. I pesci che sono nel Nilo moriranno e il Nilo ne diventerà fetido, così che gli Egiziani non potranno più bere le acque del Nilo!". Il fiume più importante dell'Egitto, il Nilo, si è tinto di rosso. Lasciate perdere ogni profezia biblica, non c'è niente di religioso in un evento del genere e con molta probabilità anche al passo dell'Esodo, in cui il Signore si rivolge a Mosè, si può dare una precisa spiegazione scientifica.

A pubblicare le immagini che mostrano il fiume Nilo di un colore rosso scuro, simile al colore del sangue, è stata l'ESA, l'Agenzia Spaziale europea. Le foto sono state scattate dal satellite Sentinel 3A, mostrando il cambiamento dello spettro cromatico del corso d'acqua dallo scorso febbraio 2023 finora. La colorazione del Nilo è cambiata a partire da marzo, quando il satellite ha cominciato a inviare alle stazioni di controllo le prime immagini del fiume Nilo, del delta, del deserto nordafricano, del Mar Rosso, e di parte del Medio Oriente e delle isole di Cipro e Creta.

Non è la prima volta che dall'ESA arrivano immagini che mostrano come questo corso d'acqua subisca una variazione nella colorazione, lo stesso fatto era accaduto nel 2016, quando l'istituto aveva pubblicato sui social delle immagini che colpiscono a prima vista, perché l'intero Nilo si distingue da subito per il suo colore.

La fioritura algale o "Marea rossa"

La spiegazione scientifica di questo fenomeno è legata alla presenza di organismi viventi presenti nelle acque del fiume Nilo. Nonostante troviamo tracce di casi simili fin dall'antichità, tanto che i Greci coniarono il termine "Mar Rosso" proprio per via della sua colorazione, le cosiddette "maree rosse" sono state cominciate a studiare soltanto a partire dalla metà del 1800 circa. È nel 1832 che Charles Darwin, durante una delle sue esplorazioni, si è imbattuto nel colore rosso delle acque marine nei pressi dell'isola di Abrolho. Lo scienziato decise così di prelevarne un campione e in laboratorio scoprì che il colore rosso è dovuto alla presenza di microrganismi.

La comunità scientifica però chiama questo fenomeno "fioritura algale", poiché non è sempre detto che il colore vari, a volte inoltre potrebbe essere anche più scuro o più chiaro del rosso. L'insorgenza di così tanti microrganismi sulla superficie delle acque dipende da fenomeni di eutrofizzazione, di carattere o naturale o antropico. Spesso le attività umane generano o favoriscono questi bloom algali, è il caso degli sbocchi costieri delle acque che possono trasportare rilevanti quantità di composti a base di fosforo, azoto o altri prodotti derivanti dalle attività agricole (fitosanitari, concimi, pesticidi etc.). In più, a impattare sullo stato dei corsi d'acqua potrebbe essere anche l'attività di scarico urbano e industriale. Spesso, per esempio, i detergenti che utilizziamo contengono quantità elevate di fosforo.

Le cause naturali invece sono legate al verificarsi delle cosiddette correnti ascensionali, che generano un aumento del gradiente di nutrienti, modificano la temperatura dell'acqua e alterano la luminosità.

L'impatto ambientale e sulla salute umana

Spesso abbiamo sottolineato lo stretto legame che c'è tra le nostre attività, che in un primo momento potrebbero sembrarci convenienti, e le conseguenze che possono verificarsi a breve o a lungo termine. Come in un circolo che ricorda, stavolta in chiave negativa, l'economia circolare, anche come strutturiamo le nostre economie prima o poi avrà un impatto sul luogo in cui viviamo. Le maree rosse infatti sono spesso associate a conseguenze negative sull'ambiente: tra i primi danni provocati dalla fioritura algale c'è la moria di pesci per mancanza di ossigeno (che gli viene sottratto per l'appunto dalla forte presenza di questi organismi), c'è poi l'esposizione a probabili tossine prodotte nel corso del fenomeno, le quali potrebbero causare, tramite processi di aerosol, irritazione e bruciore cutanea, oltreché rendere nei casi più estremi l'acqua non potabile. Incredibile, ma vero. È successo a Toledo, ma anche in Florida, dove a causa del fenomeno è stato dichiarato per due volte lo stato di emergenza (2016-2018).