Il futuro dell’agricoltura è donna e multifunzionale: storie di imprenditrici bio che fanno rete

Delle 416mila aziende agricole che abbiamo in Italia, un terzo è guidato da donne e oggi le competenze che hanno sviluppato nell’ambito dell’accoglienza e della trasformazione dei prodotti sono fondamentali per rendere sostenibile la propria impresa. Il loro ruolo chiave è riconosciuto anche dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha istituito la Giornata internazionale delle donne rurali. Si celebra proprio oggi.
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Giulia Dallagiovanna 15 Ottobre 2021

Si parte da un'azienda agricola tradizionale. Si aggiunge poi un agriturismo e magari una fattoria didattica. Si organizza qualche evento, come una degustazione di prodotti home made, e si apre un piccolo negozio per la vendita diretta. È l'agricoltura multifunzionale, che non si limita alla produzione di beni alimentari, ma fornisce servizi secondari come quello dell'accoglienza e dell'educazione. È il futuro di questo settore, un futuro che parla al femminile. Secondo l'ISTAT, delle 416mila aziende agricole attive oggi in Italia, quasi un terzo è guidato da donne ed è donna anche il 29,9% dei dipendenti che vi lavora. Sono operaie con competenze, enologhe e altre figure professionali. L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite lo ha riconosciuto nel 2007 con l'istituzione della Giornata internazionale delle donne rurali per "riconoscere il loro ruolo chiave per promuovere lo sviluppo rurale e agricolo, contribuendo alla sicurezza alimentare e allo sradicamento della povertà rurale". Si celebra proprio il 15 ottobre.

"Abbiamo un approccio completamente diverso rispetto agli uomini, più improntato alla trasformazione dei prodotti che coltiviamo e all'accoglienza. Siamo anche in grado di occuparci del lavoro manuale. Guidiamo i trattori, raccogliamo le olive, partecipiamo alla vendemmia". Letizia Tiezzi è un'imprenditrice agricola umbra, di Castiglione del Lago, e per 10 anni è stata presidente di CIA Trasimeno. Ha preso le redini dell'azienda di famiglia quando aveva solo 18 anni e negli ultimi 30 ha visto evolvere il settore e il ruolo della donna al suo interno. "Ricordo i primi tempi quando andavo a comprare attrezzi agricoli e mi dovevo confrontare con tutti i pregiudizi di un mondo prevalentemente maschile. ‘È una ragazza e poi è troppo giovane', dicevano, ‘non può sapere come si lavora'". Oggi ha trasformato la sua azienda affinché continuasse ad essere sostenibile economicamente: gestisce un agriturismo e organizza visite e degustazioni di prodotti biologici preparati da lei.

Gli agriturismi sono in effetti una specificità del nostro tessuto produttivo e sono a tutti gli effetti inseriti nell'economia agricola italiana. Lungo l'intero territorio nazionale se ne contano quasi 25mila e le due regioni che ne possiedono di più sono la provincia autonoma di Bolzano e la Toscana, dove rappresentano rispettivamente il 15% e l'8% sul totale delle aziende.

Proprio nel cuore della Maremma vive e lavora Tina Castaldi, proprietaria di un'azienda agricola nel comune di Pomarance, in provincia di Pisa. Nata in città, ha scelto di trasferirsi in campagna quando ha preso in mano l'azienda di famiglia e oggi si occupa soprattutto della gestione economica, dell'accoglienza e della vendita diretta, mentre il marito è addetto ai campi. Coltivano cereali, viti e olivi. Tutto rigorosamente biologico. Nel 2003, poi, grazie a una legge della Regione Toscana ha potuto ristrutturare un casale in pietra e mattoni per trasformarlo in un agriturismo. "È stata una legge che ha permesso di riconoscere la capacità di fare accoglienza come una competenza – ci spiega. – Le donne hanno sempre affiancato i mariti, coltivatori diretti, nella conduzione dell'azienda e si occupavano anche della gestione dell'economia famigliare. Trasformavano i prodotti della terra in pane, pasta, confetture. Dopo la legge, un ruolo che per tanti anni è rimasto nell'ombra aveva finalmente un volto".

Castaldi è inoltre presidente di IGT Montecastelli, una rete di agricoltori a forte partecipazione femminile che si è sviluppata attorno all'omonimo borgo, diventato un centro di resistenza rurale. Qui si promuove il valore della cooperazione: "Le donne sono proprio il collante di questa associazione. Lo scopo è quello di fare comunità, di confrontarsi e creare delle relazioni. Non abbiamo un leader che impone la sua visione, ma una comunicazione costante tra tutti noi per scambiarci soluzioni a problemi comuni ed esperienze quotidiane".

Letizia Tiezzi e Tina Castaldi fanno parte della rete Coltivatori di emozioni, la prima piattaforma italiana di social farming, che punta all'innovazione del settore nel solco della sostenibilità ambientale. Sostenibilità che può essere la sola risposta al cambiamento climatico, che più di tutti minaccia l'agricoltura. "Quest'anno abbiamo avuto una gelata fuori stagione e una parte della vigna che avevamo piantato da poco è andata distrutta – racconta Castaldi. – Il vino che produciamo poi è più alcolico rispetto a quello di 20 anni fa e richiede di conseguenza pratiche agronomiche diverse".

"Posso metterci tutte le mie competenze, tutta la mia attenzione – aggiunge Tiezzi -, ma poi è la natura che decide. Nel 2021, ad esempio, siamo passati dalle gelate primaverili che hanno distrutto i frutti non ancora maturi, e poi alla grandinata dei primi giorni di giugno con la frutta già pronta sugli alberi. Nel frattempo non ha mai piovuto, abbiamo avuto una stagione di siccità. Il cambiamento climatico per noi è il problema principale".

L'Unione europea sostiene le aziende biologiche con contributi che aiutano a convertire la propria azienda o a iniziare un'attività da zero, a patto che queste vengano certificate da un organismo di controllo. E qui arriva un problema, quantomeno per i produttori più piccoli: "In Italia siamo invasi dalla burocrazia che a volte rende alcune scelte molto difficili. Ad esempio affrontare tutto l'iter che porta alla certificazione è molto dispendioso dal punto di vista economico e non tutti riescono a sostenerne i costi. Abbiamo bisogno di eliminare la burocrazia inutile e incentivare un'agricoltura e un modo di consumare che rispettino la natura", conclude Letizia Tiezzi.

Credits photos: foto di Tina Castaldi e Letizia Tiezzi