
Assomiglia a un grosso gatto domestico, ma si distingue da lui soprattutto per la particolare coda: a forma di clava, dalla punta nera, e ricoperta da anelli distanziati di pelo scuro. È raro trovare il gatto selvatico europeo (Felis silvestris) sulle Alpi, e mai prima d’ora era stato avvistato nel Trentino orientale. La scoperta è stata fatta dalle fototrappole del MUSE – Museo delle Scienze di Trento – che hanno immortalato il passaggio dell’animale ai piedi delle Pale di San Martino.
Questa importante scoperta avviene a più di un anno di distanza dall’inizio della collaborazione tra il MUSE, il dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze, il settore ricerca del Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino e la Provincia autonoma di Trento, partita nel 2020 al fine di monitorare la presenza di mammiferi all’interno dei territori del parco.
“La tecnica del fototrappolaggio – afferma Francesco Rovero, professore presso l’Università di Firenze e coordinatore scientifico del progetto – si conferma ancora una volta uno strumento eccezionale per lo studio della fauna selvatica”.
La notizia che il gatto selvatico è giunto finalmente anche nel Trentino orientale, spostandosi dal Veneto settentrionale dove la sua presenza è attestata, è un segnale molto positivo per la biodiversità del territorio e in particolare per l’ecosistema dell’area alpina.
“Inserito nell’allegato 4 della direttiva Habitat dell’Unione Europea, il gatto selvatico è una specie prioritaria per la conservazione e la tutela, dato che subisce l’impatto della frammentazione degli habitat forestali causato dalle strade e altre infrastrutture, e dagli investimenti automobilistici”, spiega Rovero. “Una forte minaccia per la specie è inoltre costituita dall’ibridazione con il gatto domestico, che può inquinare il suo patrimonio genetico e portare alla presenza di tratti non adattativi, come colorazioni del mantello anomale e maggiore suscettibilità a patologie”.