
Secondo gli ultimi dati del governo australiano, 36,5 milioni di canguri e di wallaroo (il più piccolo dei grandi canguri, ndr) popolano i cinque stati del continente australiano (Nuovo Galles del Sud, Queensland, Victoria, Australia meridionale e Australia occidentale), che consentono la caccia per fini commerciali.
Questi "grandi" numeri consentirebbero quest’anno di cacciare fino a circa cinque milioni capi. D’altronde, non è una novità: ogni anno le autorità australiane permettono ai cacciatori di uccidere questi animali, sostenendo che alcune specie di canguri siano tanto abbondanti da poter essere abbattute per proteggere il territorio, il bestiame e i loro stessi simili.
La verità è che di abbattimento di canguri, “giusto o sbagliato” che sia, si discute ormai da diversi anni.
Nel 2018 è uscito anche un documentario girato da Michael McIntyre e Kate McIntyre Clere, Kangaroo: A Love-Hate Story, secondo il quale in realtà l’abbattimento dei canguri è un "cupo segreto australiano". Il documentario, infatti, sostiene che in Australia ci siano molti meno canguri di quelli dichiarati dal governo, che se ne uccidano molti più di quanto sostenuto dai dati ufficiali e che soprattutto molti canguri siano uccisi illegalmente, molto spesso in modo feroce.
Non sorprende che animalisti e attivisti non abbiano preso bene la decisione del governo australiano di autorizzare la caccia ai canguri, anche alla luce del fatto che i cacciatori autorizzati incassano una percentuale su ogni chilogrammo di canguro abbattuto.
Successivamente le carcasse dei canguri abbattuti vengono lavorate per produrre carne, pellame e pelle per l'esportazione in circa una settantina di paesi, dando origine a un giro d'affari valutato oltre 200 milioni di dollari australiani (pari circa a 123 milioni di euro) ogni anno, almeno stando a quanto riportato dalla Kangaroo Industry Association of Australia (Kiaa), la principale associazione del settore commerciale.