Il governo vuole un Piano Mattei per rendere l’Italia il polo europeo del gas, ecco cos’è

Il governo Meloni ha annunciato pochi giorni fa un grande piano di investimenti che comprende accordi con le società di energia dei Paesi africani. È il Piano Mattei, come lo ha chiamato la Presidente del Consiglio. Ecco di cosa si tratta.
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Francesco Castagna 25 Gennaio 2023

A vent'anni dal Trattato di amicizia, cooperazione e buon vicinato tra Italia e Algeria, il governo di Giorgia Meloni annuncia un nuovo accordo sulle forniture energetiche, che potrebbe rendere l'Italia la porta di accesso al commercio europeo per i Paesi africani.

È il "Piano Mattei", così lo ha chiamato la Presidente del Consiglio italiana per ricordare il primo Presidente dell'Eni, Enrico Mattei, che ne assunse la guida nel 1953.

Mattei era parte di un Paese che ormai non esiste più, ma che ha lasciato insieme a figure come Olivetti senza dubbio i segni di un sistema fabbrica-Paese. Un mondo che dagli anni '60 in poi si è sviluppato rapidamente e che si è ramificato nel Paese a tal punto che anche oggi abbiamo ancora quell'impostazione.

Il 23 gennaio entrambi i presidenti del Consiglio si sono incontrati in Algeria per firmare l'accordo, che ricalca gli impegni presi dal precedente governo Draghi, per quanto riguarda la diversificazione delle forniture di gas a seguito della crisi russo-ucraina.

L'accordo raggiunto serve ad aprire ai Paesi africani la possibilità di poter accedere al mercato europeo tramite l'Italia, che assumerà il ruolo sostanzialmente di Paese in grado di smistare gas e altre risorse ad altri Stati.

La premier Giorgia Meloni ha quindi firmato l'accordo insieme ad Abdelmadjid Tebboune, presidente dell'Algeria. Ma cosa contiene questo "Piano Mattei"?

Innanzitutto devi sapere che l'intesa comprende cinque accordi: la dichiarazione congiunta per rafforzare ulteriormente le eccellenti relazioni fra i due Paesi e quattro accordi, tra cui due fra Eni e Sonatrach, sulla riduzione dei gas serra e sull'idrogeno. Secondo la Presidente del Consiglio italiana questi accordi faranno sì che i Paesi africani non verranno più trattati con un approccio che definisce "predatorio", ma anzi saranno parte attiva nei processi di sviluppo dell'Africa e dell'Occidente.

In ballo infatti ci sono una serie di progetti di sviluppo potenzialmente positivi per entrambe le parti e che riguardano settori come: energie rinnovabili, idrogeno, cattura di Co2 e bio-raffinazione. L'Italia quindi potrebbe ottenere un ruolo centrale nello smistamento delle forniture energetiche, il che farebbe bene anche a Paesi come l'Austria e la Germania.

"Sono molto soddisfatta della concretezza, di un partenariato molto solido, di una presenza italiana ben vista che vede il Paese come un partner credibile e capace di una cooperazione non predatoria fatta soprattutto e anche per aiutare le nazioni con cui coopera a crescere e a svilupparsi", afferma Giorgia Meloni nel punto stampa ad Algeri.

C'è poi un accordo tra Confindustria e il Consiglio per il rinnovamento economico algerino (Crea), la corrispondente algerina nonché una delle più grandi e importanti organizzazioni datoriali dell'Algeria. Come è possibile leggere in un comunicato diffuso da Confindustria: "Grazie alle intese raggiunte con CREA e gli altri partner locali – ha spiegato il Presidente di Confindustria – si aprono nuove opportunità di collaborazione in diversi settori che spaziano dall’agroalimentare al farmaceutico, dalla cosmetica al turismo, dall’edilizia alla meccanica, dalle infrastrutture alle costruzioni, con attenzione anche alla ricerca e sviluppo ed alla formazione tecnica e professionale del capitale umano. La nostra strategia mira a promuovere partnership in cui il sistema industriale italiano può esprimere tutte le sue potenzialità nel contesto della diversificazione economica algerina, che prevede ampi margini per una più radicata penetrazione del nostro Made in Italy e delle sue filiere produttive".

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