
Ne restano appena quattromila esemplari su tutto il pianeta. Alle specie a rischio di estinzione si aggiunge il leopardo delle nevi (panthera uncia), già inserito nel 1972 nella sua Lista Rossa delle Specie Minacciate dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, per poi essere riclassificata come vulnerabile nel 2017. Ma verrebbe da dire: ci risiamo.
Secondo quanto riferito dal WWF, negli ultimi vent’anni il fenomeno del bracconaggio, la perdita dell’habitat e l’aumento dei conflitti con le comunità locali hanno portato alla scomparsa di più di un quinto dei leopardi delle nevi, una specie che vive tra le alte montagne dell’Asia Centrale, in alta quota, generalmente tra i 3000 e i 4500 metri di altitudine.
Il leopardo delle nevi viene ucciso per la sua pelliccia, a cui si deve anche il soprannome di fantasma delle montagne; ma non è questa l'unica ragione per cui viene cacciato: purtroppo secondo la tradizionale medicina cinese, ossa e altre parti del corpo di questo animale sono considerate portentose per la salute dell’uomo, e per questo ne viene giustificata l’uccisione.
Anche gli allevatori che vivono in quota, per difendere le proprie greggi, uccidono i leopardi delle nevi senza rendersi conto del danno provocato alla biodiversità dell’ambiente in cui loro stessi vivono.
A queste cause si aggiunge anche quella legata ai cambiamenti climatici che hanno degli effetti devastanti sugli habitat d’alta quota. L’aumento delle temperature, infatti, “autorizza” l’uomo a spostare sempre più in alto i propri allevamenti, costringendo i leopardi a ritirarsi in aree sempre più circoscritte. Se non si sarà in grado di porre fine a questo trend, più di un terzo dell’habitat dei leopardi delle nevi, potrebbe essere seriamente compromesso entro i prossimi cinquant'anni.