Il lockdown ha frenato le donazioni di sangue e alcune regioni sono già in carenza: l’appello di AVIS

In Toscana, Umbria, Lazio, Sardegna e da poco anche in Campania le unità per le trasfusioni iniziano a scarseggiare. Al momento ne mancano tra le 400 e le 500, ma è fondamentale riprendere subito con le donazioni, o pazienti che necessitano trasfusioni e interventi urgenti rischieranno di rimanere senza.
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Giulia Dallagiovanna 28 Agosto 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

Il lockdown ha bloccato tutto. Scuole, uffici, attività economiche e persino le visite mediche non urgenti. Il problema è che sembra aver provocato una brusca frenata anche alle donazioni di sangue. "All'inizio c'erano diversi timori, perché non si avevano molte informazioni rispetto al SARS-Cov-2 e i donatori avevano paura di avvicinarsi alle strutture sanitarie, rischiando un contagio, o di trasmettere senza volerlo l'infezione al ricevente", ci ha spiegato Gianpietro Briola, Presidente di AVIS Nazionale e coordinatore pro-tempore del CIVIS, Coordinamento Interassociativo dei Volontari Italiani del Sangue. E poi si sono messe di mezzo ferie e smart-working, con le città che si spopolavano e i centri di raccolta che rimanevano semi-deserti. E così si sta dando fondo alle scorte, con alcune regioni che già lamentano un'importante carenza. Toscana, Umbria, Lazio, Sardegna e da poco anche la Campania iniziano a far fatica a garantire tutte le trasfusioni necessarie, mentre si registra un buco da 50o unità di globuli rossi, cioè di sangue intero, il più utilizzato.

"Anche durante la chiusura totale, alcune attività non si sono potute fermare – prosegue Briola. – I trapianti, ad esempio, e tutti gli interventi d'urgenza o le trasfusioni a chi è affetto da talassemia e da altre patologie per le quali è necessaria una periodica infusione di sangue. Così piano piano si sono smaltite le scorte e ora, con le attività sanitarie che hanno ripreso, la richiesta di nuove unità è tornata a essere elevata".

Per il momento il sistema non è ancora arrivato al blocco, ma stiamo correndo un rischio importante: una volta terminate le vacanze estive e la definitiva ripresa a pieno regime di tutta la sanità, potremmo non riuscire a garantire l'emergenza, o l'eccezione. Ci sono inoltre 1.800 persone che ogni giorno ricevono sangue e la paura è che rimangano senza.

Oggi la donazione viene fatta su appuntamento, per evitare assembramenti e garantire il rispetto del distanziamento sociale

"Senza sangue non possono essere garantiti alcuni interventi chirurgici, come quelli di emergenza o i trapianti, mancano le trasfusioni per i pazienti che le necessitano periodicamente e diventa complicato gestire la ripresa di quelle attività sanitarie rimandate a dopo il lockdown che potrebbero dover essere rinviate ancora. Insomma, viene meno il diritto alla cura", conclude Briola.

Fondamentale quindi riprendere a donare, o magari cominciare ora se non lo hai mai fatto. I globuli rossi infatti possono essere conservati per 40 giorni, rendendo possibile ricostruire le scorte finché abbiamo ancora margine. E la preghiera non è valida solo per le regioni menzionate sopra, perché quando in un territorio si accumulano più unità rispetto al bisogno medio, è possibile attivare lo scambio interregionale e andare a coprire eventuali carenze. Nel rispetto di tutte le norme di sicurezza, oggi la donazione viene fatta su appuntamento, per evitare che si creino assembramenti nelle sale d'attesa e garantire il distanziamento sociale. Dunque, nessuna paura di contagio, così come buona parte delle tue abitudini, anche questa può essere ripresa con tutti gli accorgimenti del caso.

Fonte| Centro nazionale sangue

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