Il mare italiano ancora preda della criminalità: cosa dice il rapporto annuale di Legambiente

L’annuale rapporto “Mare Monstrum” di Legambiente mostra come il patrimonio naturale del mare e delle regioni costiere italiane sia ancora troppo spesso minacciato dalla criminalità. I principali rischi sono rappresentati dai reati ambientali e gli illeciti relativi all’abusivismo edilizio, inquinamento e pesca di frodo.
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Maria Teresa Gasbarrone 5 Settembre 2023

Cemento illegale, inquinamento e mala depurazione, pesca di frodo mettono a rischio la salute del mare e delle coste italiane. Anche quest'anno il tradizionale rapporto "Mare Monstrum" di Legambiente  restituisce una fotografia allarmante dello stato del patrimonio naturale delle regioni costiere italiane.

Nel 2022 sono stati accertati ben 19.530 i reati ambientali commessi nelle regioni costiere, con un incremento del +3,2% rispetto al 2021, mentre gli illeciti amministrativi (44.444) sono cresciuti del 13,1%.

Parallelamente però sono state intensificate anche le attività di controllo svolte dalle Capitanerie di porto e dalle forze dell’ordine.

I reati più diffusi

Tra tutti i mali che minacciano il mare e le coste italiane il "cemento illegale" rappresenta una delle minacce maggiori. Il 52,9% dei reati accertati nelle regioni costiere, infatti, è legato al mercato delle costruzioni, dalle violazioni in materia di urbanistica all’abusivismo edilizio, alla gestione illecita delle cave e ai reati ambientali negli appalti pubblici

La classifica regionale dei reati nel ciclo del cemento vede al primo posto la Campania, con 1.727 illeciti penali, pari al 16,7% del totale nazionale. Al secondo posto si colloca la Puglia, con 1.282 reati (12,4%) e al terzo la Sicilia, con 1.047 reati (10,1%). Seguono la Toscana, con l’8,8%, la Calabria, con l’8,4%, e il Lazio, con il 7,1%. Prima regione del nord è il Veneto, con 669 reati (6,5% del totale nazionale).

Per quanto riguarda, invece, l'inquinamento del mare, diminuiscono i reati, ma aumentano gli illeciti amministrativi. Il "saldo” finale delle illegalità connesse ai fenomeni d’inquinamento (dalla gestione dei rifiuti, agli scarichi in mare fino alla “mala depurazione”) lungo le coste del nostro Paese supera anche nel 2022 le 13mila infrazioni: esattamente 13.229, pari a 1,8 violazioni per ogni chilometro di costa.

Inoltre, la salute del mare è minacciata dalla pesca di frodo. Lo scorso 26 giugno il Consiglio Agricoltura e Pesca dell’Unione europea ha previsto all'interno del Piano d’Azione Ue sulla pesca il graduale stop alla pesca a strascico (entro il 2030), data la sua comprava azione distruttiva per fondali e habitat naturali e per molte specie in via di estinzione.

Quella della pesca di frodo è un problema ancora presente in Italia: nel 2022 è stato segnalato un totale di 13.172 infrazioni, 36 al giorno, 1,9 per ogni chilometro di costa.

Sempre nel 2022 sono state oltre 400 le tonnellate complessive di prodotti ittici sequestrate, quasi 1.097 chilogrammi al giorno: la Sicilia primeggia, con oltre 129 tonnellate, mentre le prime cinque regioni (Sicilia, Puglia, Liguria, Veneto e Toscana) coprono oltre il 76,3% dei sequestri effettuati lo scorso anno.

Le Regioni più colpite

Il 48,7% dei reati è stato accertato nelle quattro Regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la Campania che guida la classifica nazionale con 3.345 reati, pari al 17,1% del totale nazionale, seguita da Puglia (2.492 reati), Sicilia (2.184), Lazio (1.741) e Calabria (1.490 reati). La Toscana è in sesta posizione come reati (1.442) ma è al secondo posto dopo la Campania come illeciti amministrativi (4.392), seguita dalla Sicilia (4.192 illeciti e ben 8.712 sanzioni).

La Basilicata si conferma come prima regione come numero di reati e illeciti amministrativi accertati per km di costa (32,7) seguita quest’anno dall'Emilia Romagna, con 29,1 infrazioni (era al quarto posto nel 2021), dal Molise (28), dall’Abruzzo (27,8) e dal Veneto, con 24 reati e illeciti amministrativi per ogni chilometro.