
Il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica ha trasmesso il nuovo PNIEC, il Piano Nazionale Integrato per il Clima, a Bruxelles, che dovrà ora valutare la proposta del governo Meloni. Il documento dovrà essere approvato definitivamente entro giugno 2024, ma già emergono alcuni dettagli importanti sulla strategia del ministro Pichetto Fratin: una revisione della percentuale di rinnovabili entro il 2025, spunta l'ipotesi di introdurre la settimana corta, come modello lavorativo, e di reintrodurre lo smart working. Tutto questo, anche, per ridurre gli spostamenti dei lavoratori, quindi le emissioni e l'energia utilizzata.
"Occorrerà altresì un utilizzo pieno della digitalizzazione del Paese e della conseguente riduzione di spostamenti fisici, oltre alla promozione della mobilità dolce e degli strumenti per la pianificazione della mobilità", si legge inoltre nel testo inviato all'UE. Il governo sembrerebbe intenzionato a favorire la mobilità dolce in Unione europea, anche se il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha ricevuto critiche da parte dell'ANCMA, l'associazione nazionale Ciclo Motociclo Accessori, a seguito delle sue dichiarazioni rilasciate nel corso di un question time alla Camera.
"Si tratta di misure che non vanno nella direzione di ottenere maggiore sicurezza, per la quale serve un impegno strutturale ed educativo a tutela di chi utilizza la bicicletta, che è un utente debole della strada", spiegano da ANCMA. In sintesi: l'introduzione di casco, targa e assicurazione per bici e monopattini non andrebbero nella stessa direzione del PNIEC che ha appena ricevuto Bruxelles.
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il CdM e, in particolare, Pichetto Fratin non si sono trovati sempre d'accordo con l'Unione europea, quando si è discusso di transizione ecologica. Anzi, spesso ci sono stati scontri sui biocarburanti o sulle misure che Bruxelles ha richiesto agli Stati comunitari in tema di efficientamento energetico. Nella bozza del documento del nuovo PNIEC però l'approccio sembra diverso, più gentile, quasi una captatio: "L’Italia condivide pienamente l’orientamento comunitario teso a rafforzare l’impegno per la decarbonizzazione dei sistemi energetici ed economici europei".
Ma cosa emerge effettivamente dal nuovo testo presentato dal MASE a guida Pichetto Fratin? Innanzitutto bisogna dire che il primo testo era stato presentato a Bruxelles tra il 2019 e il 2020, quando lo scenario politico-economico era totalmente differente da quello attuale. Per questo motivo una revisione del testo non solo era prevista, ma anche auspicabile. Gli elementi principali che rappresentano una novità nella nuova bozza sono: l'introduzione dello smart working, la settimana corta e nuove misure sulle rinnovabili.
Come ti avevo anticipato, il governo Meloni vorrebbe rivedere la misura dello smart working, riadattandola a un contesto post-pandemico. "Ridurre la necessità di spostamento con politiche di favore per smart working e valutare la riduzione delle giornate lavorative a parità di ore lavorate", si legge nel testo.
A tal proposito, la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone aveva sì prorogato lo smart working fino al 30 giugno 2023, affermando che "Bisogna intervenire affinché il modello ibrido possa trovare una sua connotazione e diventare uno strumento di lavoro continuo e costante per tutte le aziende pubbliche e private", ma allo stesso tempo era stata duramente contestata dai dipendenti pubblici, a causa della sua decisione di invertire la rotta e ridurre questa modalità a un massimo di sette giorni mensili (in precedenza erano tre settimanali), e di imporre un minimo di 15 giorni lavorativi in presenza.
Spunta l'ipotesi di introdurre la settimana corta per i lavoratori, che per Calderone non devono essere divisi in privati o PA, ma l'approccio deve essere pressoché lo stesso. A suggerire questa misura, anzi, a chiederla a gran voce è anche Rocco Palombella, segretario generale UILM (UIL Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici), il quale ritiene che possa essere un forte strumento per diminuire la disoccupazione giovanile.
Sul tema si era soffermato anche il presidente dell'istituto di previdenza sociale (INPS) Pasquale Tridico, che a margine di un evento organizzato nell'istituto a marzo 2023 aveva spiegato come "Nei Paesi in cui questa proposta è stata implementata, come l'Australia, ci sono studi che dimostrano che la produttività non è diminuita, ma è aumentata perché il benessere dei lavoratori aumenta e si liberano spazi per maggiore efficienza".
Quel che sappiamo finora è che il Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Walter Rizzetto, aveva avviato a marzo un'indagine conoscitiva sugli eventuali effetti legati alla misura. I risultati dovrebbero arrivare al massimo in autunno.
Secondo il governo Meloni, gli obiettivi legati alla "quota di energia da FER nei consumi finali lordi di energia" del vecchio PNIEC del 2019 sarebbe troppo legata a un contesto diverso rispetto a quello attuale. Per questo motivo il ministero ha deciso di rivedere la percentuale nel nuovo PNIEC 2023, portandola dal 27% al 40% entro il 2030. "Si intende quindi traguardare la quota del 40% dei consumi finali lordi di energia al 2030, in linea con il contributo atteso per il raggiungimento dell’obiettivo comunitario", si legge nel testo. Se le cose dovessero rimanere così, si tratterebbe comunque di una percentuale bassa rispetto al potenziale del nostro Paese: l'Italia ha infatti il potenziale maggiore di solare in tutta Europa.
"Con questo testo, frutto di un lavoro intenso del MASE – spiega il Ministro Gilberto Pichetto – vogliamo indicare una via alla transizione che sia realistica e non velleitaria, dunque sostenibile per il sistema economico italiano. È un documento che conferma l'impegno dell'Italia sul clima e per la sicurezza energetica, in linea con l'ineludibile cambiamento di un modello di sviluppo che porti benessere alle famiglie e condizioni di crescita alle aziende italiane".
Oltre ad averti già detto che la percentuale di energia da FER è ancora troppo bassa, dato che la previsione è del 13% sulla quota lorda, cioè poco rispetto a quanto si dovrebbe fare per decarbonizzare al ritmo dello scenario a basse emissioni previsto. Così difficilmente riusciremo a contribuire per rimanere entro l'1.5°C.
Servono poi azioni mirate per decarbonizzare la nostra finanza, portandola su investimenti sostenibili (proprio come sta tentando Emmanuel Macron in Francia) e fare lo stesso anche per gli altri settori hard to abate.