Il più grande bosco artificiale è in Cina e sorge su un deserto: ecco perché e a cosa serve

Le foreste artificiali sono create dall’uomo per scopi specifici come produzione di legname, sequestro di carbonio e la preservazione della biodiversità. Il parco di Saihanba in Cina è un esempio straordinario: un’area desertica è stata trasformata in 80.000 ettari di bosco.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Vincenzo Borriello 8 Ottobre 2024

Il nome non tragga in inganno: quando si parla di foreste artificiali di certo non si fa riferimento ad alberi di plastica, bensì a foreste create grazie all’intervento dell’uomo. Non a caso si parla anche di foreste coltivate. L’uomo, attraverso determinate procedure, provvede a piantare specie sia autoctone che non, del territorio. I boschi artificiali possono essere realizzati per assicurarsi il legname ma anche con lo scopo di preservare la biodiversità o immagazzinare il carbonio.

Altra grande utilità che deriva dai boschi artificiali è che possono mitigare gli effetti delle inondazioni, se fatti crescere nei punti giusti, e prevenire il rischio di frane laddove la mano dell'uomo ha precedentemente fatto disastri.

Ma volendo semplificare: cosa distingue una foresta artificiale da una umana? La risposta è semplice: l’intervento diretto dell’uomo. È importante chiarire un aspetto: mentre le foreste naturali hanno un ruolo cruciale nella conservazione della biodiversità, gli effetti di quelle artificiali sono limitati.

Le caratteristiche di una foresta artificiale

Andiamo a vedere quali sono le principali caratteristiche di una foresta artificiale. Come detto, sono foreste create dall’uomo con degli obbiettivi precisi; questi possono essere la produzione di legname, il sequestro di carbonio o la preservazione della biodiversità. Gli alberi che crescono, a differenza delle foreste naturali, sono selezionati dall’uomo. La selezione avviene in base allo scopo che deve avere la foresta e si possono usare sia specie autoctone sia esotiche.

Altra caratteristica delle foreste artificiali è che  presentano una struttura omogenea, vale a dire che le specie piantate sono dello stesso tipo, medesime dimensioni ed età. Di contro, le foreste naturali presentano una struttura più complessa ed eterogenea. Le foreste artificiali richiedono una gestione attiva da parte dell’uomo per garantirne sviluppo, produttività e sostenibilità. L’uomo deve tenere sotto controllo la diffusione dei parassiti e delle malattie. Servono interventi di potatura e diradamento. È prevista la fertilizzazione e l’irrigazione degli alberi che sono sottoposti a monitoraggio e ad interventi mirati  all’ottimizzazione della crescita.

Foresta di Saihanba, Hebei, Cina

Il progetto forestale in Cina

Se cercate la foresta artificiale più grande al mondo, allora dovete andare in Cina. Fin dagli anni ‘90 il Paese asiatico ha sviluppato una serie di progetti volti al recupero di terre degradate per trasformarle in foreste produttive. Fiore all’occhiello è il parco forestale di Saihanba, ubicato nel nord della Cina. Sono serviti circa 60 anni, un tempo tutto sommato breve, per trasformare un’area desertica in un polmone verde di oltre 80.000 ettari.

Il miracolo dello Sainhanba

Attualmente Sainhanba è il bosco artificiale più grande del Pianeta. Pensate, la foresta riesce ad assorbire 860.000 tonnellate di Co2 l’anno. Grazie al duro lavoro, la copertura forestale è passata dall’11,4% all’82,4%. Non a caso di parla di “miracolo dello Sasinhanba” ed oggi questo parco è preso a modello, anche perché è diventato un habitat per oltre 600 specie di piante e per tantissime specie animali, diventando un autentico baluardo della biodiversità. Sulla falsariga dello Sainhanba, la Cina ha progettato altre foreste artificiali. Questi progetti, inoltre, hanno anche un impatto positivo sull'economia in quanto creano posti di lavoro e sostengono le comunità locali.