
Milano d'estate ha da sempre un problema: con le alte temperature la città diventa una vera e propria isola di calore, ovvero un luogo in cui il caldo si avverte di più rispetto ai centri urbani dove il verde pubblico è maggiore. Le cause di questo fenomeno sono principalmente due: zone troppo cementificate e un'alta densità dei palazzi dove vivono i cittadini.
Lo testimoniano i dati che ci arrivano da ECOSTRESS, lo strumento della Nasa a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, grazie al quale è possibile misurare le temperature del suolo acquisendo immagini ad alta risoluzione.
Le ultime fotografie significative risalgono a giugno 2022, quando la NASA ha evidenziato una situazione simile tra il capoluogo meneghino e le città di Parigi e Praga. Le immagini mostrano un'evidente scarsità di zone verdi, ovvero quelle caratterizzate da piante e alberi, che favoriscono la dispersione del calore.
La vegetazione infatti crea zone d'ombra e, grazie al processo di traspirazione, attraverso le foglie, il vapore dell'acqua assorbita dalle radici. Ma quest'anno, anche durante l'estate, la città è stata colpita da una serie di eventi meteorologici che hanno devastato la vegetazione presente.
Sono 5mila infatti gli alberi abbattuti a causa delle forti raffiche di pioggia e grandine il 24 e il 25 luglio. Il sindaco di Milano, Giuseppe ha già assicurato che gli alberi saranno tutti ripiantati e che entro fine agosto si potrà tornare a uno stato di normalità. Abbiamo contattato Elena Grandi, assessora all'Ambiente e Verde, per parlare insieme a lei del futuro delle aree verdi a Milano e del riutilizzo degli alberi abbattuti a causa del temporale.
Quanti alberi saranno ripiantati e come riutilizzeremo il legno di quelli abbattuti?
Il conteggio degli alberi persi ancora non è definitivo. Sono ancora in corso gli studi per capire quali possono essere recuperati o meno. L'ordine di grandezza è di 4-5mila alberi su un patrimonio di 250mila pubblici e privati. Insieme ai nostri tecnici, quelli dell'azienda che ha l'appalto e all'Università Bicocca abbiamo fatto un punto della situazione. Detto che noi ripianteremo tutti quelli che abbiamo perso, nei prossimi mesi/anni dobbiamo capire dove, come, che tipi di alberi, come tutelarli maggiormente, come salvaguardare quelli in più, ma anche che specie scegliere e con quale distanza piantarli. Dobbiamo approfittare di un dramma, perché questo è stato per la città, per creare un nuovo modo di ripensare la nostra vegetazione.
Nel frattempo stiamo portando a termine tutti gli interventi di messa a sicurezza. Proprio in questi giorni abbiamo riaperto 12 parchi chiusi e sei aree verdi non recintate, pian piano vogliamo continuare in questa direzione. È giusto che chi rimane in città possa accedere in totale sicurezza a questi parchi.
Io ho intenzione di portare avanti un'indagine su tutte le aree verdi di Milano, non solo su quelle danneggiate. Si tratta proprio di cambiare approccio. C'è stata comunque una sinergia che come al solito qui a Milano è straordinaria. Tutti gli enti si sono subito attivati per recuperare il prima possibile le aree verdi, tanto che abbiamo cambiato la delibera in cui era prevista la chiusura di tutti i parchi fino a fine agosto, e abbiamo affidato la riapertura delle singole aree ai pareri (tecnici) dirigenziali, in modo da rendere più snella la procedura.
E per il legno?
Il bando è uscito qualche giorno fa. È stato molto aperto, che lascia ovviamente grande agibilità. Nel senso che, adesso abbiamo le grandi associazioni che hanno aderito come Federlegno-Arredo, per trasformare questa materia in risorsa. Non avrei potuto accettare che il legno divenisse un rifiuto, è qualcosa che va contro i principi dell'economia circolare.
Nei nostri depositi stiamo separando i tronchi più belli, grandi e lunghi da una parte, di modo che chi fabbrica cucine e armadi può portarli via. Parallelamente vogliamo lavorare con le università e i designer per immaginare che qualcosa possa anche rimanere nei nostri parchi. Penso quindi a un oggetto/ricordo in memoria di ciò che è successo. In più, in alcuni casi, con i laboratori che stiamo portando avanti da due anni sulla biodiversità, vorremmo immaginare che una radice o un tronco possano diventare oggetto di studio, perché noi sappiamo che nel legno si creano una serie di colonie di vita biologica che sono preziosissime.
Passiamo alla riqualificazione di alcune aree in città. La piazza di San Babila è stata da poco riaperta al pubblico, inizialmente ci sono state alcune critiche legate alla mancanza di alberi. In un secondo momento il verde è stato inserito nel progetto. Si tratta di un rimedio dell'ultimo minuto oppure di tempistiche diverse?
Partiamo dal fatto che questi sono progetti della giunta precedente, per questo io sono intervenuta dopo su questo genere di lavori. Siamo comunque ancora in tempo per intervenire lì, come in altri progetti della M4, per tenere sempre più conto della necessità di mitigare gli effetti delle ondate di calore. Su un piazza San Babila c'è un problema, è inutile negarlo. L'area sottostante non ha terra, ci sono solo servizi (l'incrocio delle metropolitane). È molto difficile mettere degli alberi a dimora. Ci sono però tanti progetti che invece prevedono la messa a dimora a rialzo, procederemo progressivamente in questo modo.
Per il futuro gli interventi di depavimentazione del suolo vanno realizzati inserendo sempre più spazi più verdi, che utilizzino la risorsa idrica dell'acqua piovana, come abbiamo fatto in Via Pacini e stiamo facendo in una grande area-parcheggio in Via Guido Da Velate (periferia nord, Niguarda).
Per quanto riguarda Piazzale Loreto?
Il progetto è ambizioso, perché modificherà la piazza e la mobilità, rendendola più verde e più accessibile. Si dovrebbero creare delle connessioni più semplici anche con Viale Padova e le altre zone circostanti. Il progetto rimane lo stesso, stiamo lavorando tuttora per portarlo a termine.
Come sta procedendo "Forestami", il progetto di riforestazione del Comune di Milano?
I lavori stanno andando avanti nonostante l'anno scorso ci sia stata una moria di giovani alberi. La gran parte della vegetazione messa a dimora è sopravvissuta, dopodiché Forestami e il Comune di Milano viaggiano in parallelo perché seguiamo gli sviluppi costantemente. Sappiamo perfettamente che le ondate di calore, la siccità e gli uragani hanno messo a serio rischio il verde pubblico, ma ci siamo attrezzati molto rispetto all'anno scorso per non farci trovare impreparati quest'anno. Già da aprile di quest'anno avevamo il quadruplo delle autobotti che hanno fatto il giro degli alberi per bagnarli ogni giorno. Forestami ha il suo traguardo entro il 2030, ovvero di raggiungere la messa a dimora di tre milioni di alberi, e attualmente lo sta rispettando. I tempi della natura vanno rispettati, per cui anche le aree che abbiamo riforestato fuori dalla città hanno bisogno del loro tempo per crescere ed espandersi.