
Bello da vedere, etico da fare: il regrowing non è solo una delle tante mode dell'epoca di Internet, ma è un modo casalingo di praticare la sostenibilità. Divertendosi. Sai di che si tratta?
Analizza la parola regrowing: è formata da "re" e "growing", che significa "crescere". Ricrescere, insomma. Anzi: fare ricrescere.
Il regrowing permette infatti di ottenere dei nuovi ortaggi partendo dai loro scarti, facendoli ricrescere come per magia. Ma magia non è: ecco come funziona il regrowing e come farlo in cucina (senza l'orto!).
Il regrowing è un processo che sfrutta la capacità di alcune piante di ricrescere e svilupparsi a partire dagli scarti del vegetale, come ad esempio le radici, i gambi o le foglie. Questo fenomeno è possibile grazie alla presenza di cellule meristematiche, le quali hanno la capacità di differenziarsi in vari tipi di tessuti, permettendo così la crescita di nuovi germogli.
Il meristema, infatti, è un tessuto vegetale formato da cellule in grado di mantenere la capacità di dividersi per mitosi, originando nuove cellule.
Di fatto, sfruttare questa caratteristica vegetale per il regrowing è considerabile una pratica sostenibile (oltre che soddisfacente). Utilizzando gli scarti alimentari per rigenerare piante, si contribuisce infatti a ridurre lo spreco di risorse e a promuovere un approccio più sostenibile verso il cibo. È inoltre economico e può aiutare a risparmiare denaro (quello destinato all'acquisto di nuove piantine o semi). Infine, il regrowing è una tecnica accessibile a tutti e tutte, anche a chi non ha un pollice verde. Con poche nozioni base, è possibile infatti rigenerare diverse piante.
Molte piante possono essere rigenerate utilizzando la tecnica del regrowing. Tra le più comuni troviamo:
Il processo di regrowing è semplice e richiede pochi materiali:
La rigenerazione richiederà del tempo, quindi abbi pazienza. Monitora costantemente la pianta: noterai i primi segni di crescita nel corso delle settimane.