Il rifugio Gonnella sul Monte Bianco ha chiuso per mancanza d’acqua, ma non è l’unico

La struttura è situata a 3.071 metri di altezza ed è un punto di riferimento per gli escursionisti che vogliono percorrere la via normale. Il nevaio da cui di norma si rifornisce si è ritirato a causa del caldo record e della mancanza di precipitazioni dello scorso inverno. Ma anche altri rifugi del CAI, situati più a valle, sono in sofferenza.
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Giulia Dallagiovanna 19 Luglio 2022

Ieri ha chiuso il rifugio Gonnella sul Monte Bianco. La ragione? Mancanza d'acqua. "Abbiamo impiegato quella disponibile con la massima attenzione, usandola soltanto in cucina e aprendo un bagno su quattro", ha spiegato il gestore Davide Gonnella. Ma nonostante tutti questi accorgimenti, le scorte sono terminate. Il caldo record ha peggiorato una situazione provocata da un inverno privo di precipitazioni: "Il problema del Rifugio Gonella in questo momento è il più eclatante perché colpisce un luogo molto simbolico delle montagne, ma riguarda tutti i rifugi di proprietà della nostra sezione e delle Alpi", ha denunciato Marco Battain, presidente del CAI Torino.

Credits: pagina Facebook CAI – Sezione di Torino

Il rifugio si trova su uno sperone roccioso a 3.071 metri di altitudine ed è un punto di appoggio per chi vuole percorrere la via normale italiana che conduce fino alla cima del Re delle Alpi. "L’acqua che usiamo per tutti i servizi del rifugio la prendiamo da un nevaio situato 100 metri sopra di noiha precisato Mauro Arioli, co-gestore del Gonella – quest’anno siamo costretti a chiudere il 18 luglio perché il nevaio si è ritirato e non ci fornisce piu le scorte necessarie. Nell’arco della nostra gestione non era mai accaduto che chiudessimo così presto".

"Nell'arco della nostra gestione non era mai accaduto che chiudessimo così presto"

E lo stesso sentiero a breve portebbe essere off-limits: la mancanza di neve e di acqua ha reso i crepacci sempre più aperti e, secondo gli esperti, la via diventerà impraticabile. "Adesso si trova ancora un passaggio per salire, ma prevedo che con questo caldo tra 10-15 giorni non lo sarà più", ha confermato Gonnella.

Dunque la crisi climatica raggiunge i 3mila metri e mette in dubbio l'accesso alle montagne. Il CAI ha tra l'altro sottolineato come il rischio di chiusura riguardi pure i rifugi più turistici e che quindi si trovano più a valle e lungo strade percorribili in automobile. Insomma, anche a portata di famiglie e di persone che vogliono solo godersi i paesaggi montani, senza lanciarsi in nessuna escursione.

Il rifugio Torino, nel territorio del comune di Courmayeur, sul massiccio del Monte Bianco

E non possiamo ignorare poi le ripercussioni economiche: "Il CAI Centrale ha recentemente stanziato una cifra significativa per tamponare l’emergenza, ma il lavoro che dobbiamo fare è di lunga prospettiva", aggiunge Battain. L'iniziativa di cui parla è il "Bando approvvigionamento acqua e contenimento consumi idrici nei rifugi del Cai", rivolta a tutti i proprietari di rifugi che appartengono alla rete Club alpino italiano e non sono allacciati a nessun acquedotto pubblico. Lo scopo è quello di coprire fino all'80% delle spese sostenute dalla struttura per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei sistemi di approvvigionamento, accumulo e riduzione dei consumi idrici.

La nostra mancata gestione delle conseguenze del cambiamento climatico, e i nostri scarsi tentativi di ridurre le emissioni di gas serra, ci stanno penalizzando economicamente.