Oceani sempre più caldi, l’uso dei combustibili fossili fa registrare temperature elevate sempre più in profondità

Le superfici degli oceani si stanno scaldando sempre più e il calore progressivamente viene rivelato anche a profondità maggiori. Questo porterà a effetti devastanti sugli habitat marini e sul nostro Pianeta. A riportarlo è una nuova ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature Earth & Environment.
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Francesco Castagna 20 Ottobre 2022

Dì la verità, in tutti questi anni rispetto a quando eri piccolo ti sei accorto che ogni estate è sempre più calda? No, non è una tua impressione. A confermarlo sarebbe anche una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature Earth & Environment.

Lo studio ha rivelato che gli oceani sono sempre più caldi, come potevamo aspettarci, e che questo fenomeno contribuisce ad accelerare i cambiamenti climatici e a renderli più aggressivi. Devi sapere che rispetto al 1960 -secondo le analisi dei ricercatori- nella superficie delle acque fino ai 2km in profondità si registrano il doppio dei gradi Celsius.

Il punto è che questo calore è sempre meno contenibile all'interno dell'area dei 2km di cui ti avevo parlato. Il punto quindi è che il trend mostra come il calore sia sempre più destinato a coinvolgere le zone più profonde degli oceani, con effetti sugli organismi marini devastanti. Più l'oceano assorbirà calore e più non saremo capaci di prevedere eventuali cambiamenti climatici. Un esempio citato sono le devastanti inondazioni nell'Australia orientale.

Questo accade perché i Paesi continuano a alimentarsi tramite combustibili fossili (petrolio, carbone, gas). Così facendo, nel tempo più del 90% del riscaldamento degli oceani dipende dalla maggiore presenza di gas serra nell'atmosfera.

Gli oceani del nostro Pianeta fanno sempre più fatica a garantire quel potere "assorbente" della co2 che li caratterizza. La conseguenza è che le barriere coralline e gli habitat marini sono sempre più sotto minaccia. Forse avrai letto che recentemente la barriera corallina australiana ha sofferto di un fenomeno chiamato "sbancamento dei coralli", dovuto allo stress termico.

Gli effetti che ne derivano da una situazione del genere sono molteplici: l'innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacci ed eventi piovosi estremi. Come se non bastasse, la ricerca ci rivela che anche se provassimo a contenere le nostre emissioni, riuscendo a raggiungere il goal zero emissioni entro il 2050, gli oceani continuerebbero a scaldarsi e lo stesso accadrebbe per quanto riguarda l'innalzamento del livello del mare, gli esperti parlano di almeno un paio di secoli.

E questo è decisamente un male, perché gli oceani non solo sono la ricchezza della biodiversità sul nostro Pianeta, ma sono anche la memoria del riscaldamento globale. Secondo alcune stime circa il 90 per cento delle specie marine viventi non è ancora stato scoperto.

Per non peggiorare ulteriormente la situazione, le Nazioni Unite hanno inserito la tutela degli Oceani nel 14esimo obiettivo: "Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile".

Eppure non lo stiamo facendo, i 15 ricercatori che hanno guidato lo studio, coordinati dal dottor Kevin Trenberth, hanno scoperto che in linea generale tutti i bacini oceanici sono diventati più caldi, i picchi di calore più alti si registrano nell'oceano meridionale e nell'Atlantico.

Negli anni '90 poi le rivelazioni subacquee hanno registrato quantità di calore consistenti anche a profondità superiori ai due chilometri. Lo stesso Trenberth ha detto che con questo trend il calore che assorbono gli oceani è "circa 80 volte la produzione totale di elettricità a livello globale".

Dati simili erano stati rilevati già dal professor David Schoeman dell'Università Sunshine Coast, che si era occupato di curare il capitolo sugli oceani dell'ultimo rapporto delle Nazioni Unite sul clima.