Il rischio di avere in casa le bombe atomiche americane: l’indagine di Greenpeace svela quante ne custodiamo

In Italia ci sono ancora quaranta testate nucleari degli Stati Uniti: un’indagine di Greenpeace ha analizzato i pericoli e i costi di questa scelta che quasi tutti i cittadini non condividono.
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Gianluca Cedolin 17 Dicembre 2020

Quando sentiamo parlare di armi nucleari ci sembra sempre una cosa lontana, nello spazio e nel tempo, ma purtroppo non è così, come ha confermato una recente indagine di Greenpeace intitolata Il prezzo dell'atomica sotto casa. Sul territorio italiano, infatti, ancora oggi sono custoditi circa quaranta ordigni nucleari americani, divisi in egual numero tra le basi militari di Ghedi, in provincia di Brescia, e Aviano, vicino a Pordenone. Delle bombe, nel vero senso della parola, che sono sì ben conservate in dei bunker atomici, ma se esplodessero in un attacco terroristico alle basi potrebbero causare danni impensabili. Un rapporto di qualche anno fa del nostro ministero della Difesa, tenuto segreto e citato da Greenpeace, parla di un numero tra i due e i dieci milioni di persone potenzialmente raggiungibili dal fungo atomico.

Cinquant'anni fa, nel clou della Guerra Fredda, in Europa c'erano oltre 7mila ordigni nucleari degli Stati Uniti, dispiegati su tutto il continente, pronti all'uso in caso di attacco sovietico. Gli arsenali si sono ridotti dalla caduta del Muro di Berlino, ma non del tutto smantellati, soprattutto in Italia, che secondo le stime citate dall'organizzazione potrebbe essere il paese europeo con più testate nucleari americane. Un fatto in netta contrapposizione con il volere degli italiani: in un sondaggio di Ipsos per Greenpeace l'80 per cento di noi è contrario a ospitare bombe atomiche americane e aerei in grado di utilizzarle, e la stessa percentuale vorrebbe la nostra adesione al Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Tpnw).

Quest'ultimo accordo, adottato in sede Onu, è stato boicottato sin dall'inizio dall'Italia e dagli altri paesi della Nato. Una grande contraddizione, tra l'altro, visto che gli stessi paesi hanno firmato il Trattato di non proliferazione ben cinquant'anni fa. Avere le bombe atomiche in casa non è solo un rischio e una violazione di molti principi, ma anche un impegno economico, perché conservarle costa, così come addestrare i piloti e acquistare e rinnovare gli aerei adibiti a sganciarle. Gli accordi Nato prevedono infatti che i paesi in cui ci sono ordigni statunitensi devono essere pronti a usarli, in caso di guerra. Si parla di cifre che superano i 100 milioni di euro l'anno, per mantenere un sistema di difesa obsoleto, pericoloso e non voluto dagli italiani.