
"Al ris al nas in l´aqua e al mör in dal vin", direbbero gli agricoltori lombardi, parlando del riso. E "Il riso nasce nell'acqua e muore nel vino" ci aveva risposto proprio Cristian Belloni, proprietario di un'azienda che lavora i campi nel milanese, quando Ohga gli ha chiesto di raccontare la sua storia e le problematiche che ha avuto a causa della siccità, che ha colpito l'Italia intera durante la scorsa primavera. E siccome o manca l'acqua o ce n'è troppa, aumenta il prezzo del riso.
A segnalarlo è Confeuro, la Confederazione degli agricoltori europei e del mondo, che denuncia un aumento del +30% del prezzo di questo cereale. "I prezzi sono saliti al punto da mettere in difficoltà i mercati e le famiglie. Molte persone stanno modificando il loro carrello, cercando sconti e promozioni in discount e affidandosi a risi provenienti da paesi extraeuropei", si legge in un comunicato diffuso da Confeuro. Oltre agli effetti del cambiamento climatico, secondo la confederazione, ci sarebbero anche le speculazioni da parte degli industriali.
In Italia è a rischio il riso "Made in Italy", questo significa che, con molta probabilità, a pagarne le conseguenze saranno prima gli agricoltori e che, al momento dell'acquisto, anche tu sarai coinvolto. A dirlo è la Coldiretti che da mesi denuncia la situazione: "il moltiplicarsi di bombe d’acqua, vento e grandine alternate a sbalzi termici traumatici ha pesato sul raccolto. Temperature altissime per lunghi periodi, proprio nel momento della fioritura delle spighe, hanno provocato aborti fiorali che stanno purtroppo presentando il conto agli agricoltori, nonostante l’alta qualità delle produzioni italiane".
Le varietà a rischio sono 200, così tante che un calo della produzione significherà probabilmente un rialzo dei prezzi per i consumatori. Le tipologie che più sono minacciate dagli eventi estremi, legati al cambiamento climatico, sono i "Carnaroli", varietà con elevato contenuto di amido e consistenza, anche chiamato il "Re dei risi". C'è poi l'Arborio, il Vialone Nano, il Roma, e il Baldo, storica varietà che ha fatto la storia della risicoltura italiana.
Secondo i dati dell'associazione di categoria, gli italiani sono grandi consumatori di riso: questo cereale infatti è una bandiera per il nostro Paese che può vantare il primato del principale produttore in Europa, con il 50% dei raccolti per un quantitativo di circa 1,4 milioni di tonnellate di riso all’anno. Il riso inoltre fa parte della dieta degli italiani, che ne consumano fra i cinque e i sei chili a testa all'anno. Ma siamo sicuri che a finire sulle nostre tavole sia sempre riso italiano? Occhio alle etichette, segnala Coldiretti. Ohga non ne vuole fare una questione di sovranità, ma in questo caso bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: il riso italiano, come le altre produzioni europee, è sottoposto a rigidi criteri sanitari e di sostenibilità ambientale. Lo stesso non si può dire per i prodotti che provengono dall'estero. È importante saperlo, perché un pacco di riso su quattro, venduto in Italia, arriva dall’estero.
"E’ necessario che tutti i prodotti che entrano in Europa ed in Italia rispettino i criteri di sicurezza alimentare ed ambientale adottati a livello nazionale e comunitario", spiega il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.
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