
La Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ha conferito a Matteo Salvini l'incarico di presiedere la Cabina di regia sulla crisi idrica. Dopo la creazione a inizio aprile della Cabina di Regia, che dovrà occuparsi di snellimento delle procedure autorizzative e iter più veloci per la realizzazione delle infrastrutture idriche e per la sicurezza e la gestione degli invasi, proposta proprio dal Vicepremier e Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, la prima riunione si terrà entro massimo un mese, come hanno fatto sapere dall'esecutivo.
“Un incarico importante. Sono certo che il Ministro Salvini saprà ricoprirlo con il massimo impegno e la necessaria attenzione. Anche condividendo le decisioni con i vari soggetti chiamati in causa”, il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha commentato così il conferimento della delega da parte dell'esecutivo Meloni al Vicepremier Matteo Salvini. La nomina è stata assegnata il 21 aprile, come riportato da una nota del Governo, per presiedere la Cabina di regia avente funzioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio per il contenimento e il contrasto della crisi idrica, connessa alla drastica riduzione delle precipitazioni.
Come si legge nella nota governativa "La delega è prevista dall'articolo 1 comma 1 del decreto legge del 14 aprile 2023 numero 39, che istituisce la Cabina di regia per la crisi idrica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri". Ma in cosa consiste il decreto approvato dall'esecutivo di Giorgia Meloni? Una rimodulazione delle risorse per il settore "con l’intento di promuovere la realizzazione degli interventi più urgenti e di rapida attuazione". Sono prevista anche semplificazioni per le attività che riguardano il riutilizzo delle acque reflue depurate fino al 31 dicembre 2023 e per la realizzazione di impianti di desalinizzazione.
Le opere che il Governo ritiene o giudicherà come urgenti per contrastare la crisi idrica verranno applicate procedure semplificate e tempi ridotti per ottenere le certificazioni di verifica dell'impatto ambientale. Entro il 30 settembre 2023 quindi, le Regioni potranno efficientare gli invasi già esistenti anche tramite attività di manutenzione da fanghi e sedimenti. Il Commissario potrà invece intervenire con poteri sostitutivi in caso di ritardi o inerzie nella realizzazione degli interventi, e si occuperà anche della verifica degli interventi sulla gestione delle risorse idriche. Inoltre potrà intervenire adottando atti o provvedimenti, oppure dando esecuzione ai progetti. "Gli Osservatori distrettuali permanenti sugli utilizzi idrici e per il contrasto ai fenomeni di scarsità idrica, istituiti presso ciascuna Autorità di bacino distrettuale, monitoreranno il corretto utilizzo delle risorse", si legge in un secondo comunicato di Palazzo Chigi.
Come anticipato, questo organo dovrà, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del Decreto (15 aprile 2023), effettuare una ricognizione delle Opere e degli Interventi di urgente realizzazione per far fronte nel breve termine alla crisi idrica, individuando quelli che possono essere realizzati da parte del Commissario.
Durante questa operazione, per ciascun intervento, verrà indicato i fondi già previsti o stanziati, quelli che servono e un ordine di priorità. Nei 15 giorni successivi dalla ricognizione verranno rimodulate le risorse disponibili e gli interventi individuati dalla Cabina. Inoltre la Cabina dovrà "indicare la quota di risorse da destinare agli interventi finalizzati al potenziamento e all’adeguamento delle infrastrutture idriche e al recupero della capacità di invaso, anche attraverso la realizzazione delle operazioni di sghiaiamento e sfangamento delle dighe, sulla base dei progetti di gestione".
Come previsto dal Decreto, il Commissario in carica resterà in carica fino al 31 dicembre 2023, con possibile proroga fino al 31 dicembre 2024. Tra le principali disposizioni contenute nel Provvedimento, vengono inserite anche le funzioni cui dovrà adempiere il Commissario: