Accordi idrici reciproci in Bolivia

In Bolivia, gli “accordi idrici reciproci” stanno aiutando a proteggere milioni di ettari di foresta

In Bolivia da anni è attivo un ottimo programma di economia circolare che ruota attorno alla custodia e alla salvaguardia dell’acqua: abitanti delle città e delle foreste collaborano per salvare il loro patrimonio naturale. Capiamo meglio come avviene questo miracolo.
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Roberto Russo 14 Febbraio 2023

Più di 10 anni fa, in Bolivia è nato un innovativo progetto di protezione della natura in base al quale, per la prima volta, tutti gli abitanti di uno stesso bacino idrografico, sia rurali che urbani, avrebbero collaborato per proteggere le foreste e l'acqua che le attraversa.

Si tratta dei cosiddetti Acuerdos Recíprocos de Agua, programmi che cercano di sensibilizzare l'opinione pubblica sul fatto che la protezione dell'acqua non è solo responsabilità di quanti vivono lungo le sorgenti dei fiumi in alta montagna o lungo i corsi d'acqua del medio bacino, ma di tutti coloro che beneficiano della risorsa. Un'intesa di questo tipo mette in dialogo gli abitanti delle città con quelli delle foreste o delle montagne. I primi, a valle del bacino, creano un sistema per raccogliere fondi a sostegno di secondi che si impegnano a proteggere le fonti dell'acqua.

In pratica, le famiglie contadine che vivono nell'alto del bacino idrografico si impegnano a conservare le loro foreste produttrici di acqua e in cambio ricevono benefici per sviluppare progetti produttivi sostenibili e per collegare le loro case all'acqua potabile. Ciò è reso possibile dal finanziamento che proviene principalmente dalle società di gestione dell'acqua attraverso il pagamento mensile da parte degli utenti, ma anche dalle municipalità. Il modello si è allargato rapidamente in Bolivia e inizia a essere replicato in Colombia, Perù, Ecuador e Messico.

Cosa sono gli Acuerdos Recíprocos de Agua

Un programma forse utopico, ma che nel corso degli anni si è sempre più rafforzato. Agli inizi, infatti, erano appena cinque le persone che decisero di destinare parte delle loro terre alla conservazione dell'acqua; nel 2019 erano ben 8000 agricoltori in 58 comuni boliviani diventati custodi di 350mila ettari. Oggi gli agricoltori sono 24mila, i comuni coinvolti 80 e gli ettari protetti 600mila. Il modello boliviano è diventato un punto di riferimento per il successo della conservazione e ha portato alla creazione di 23 aree protette equivalenti a 3,4 milioni di ettari in Bolivia e sta iniziando a essere replicato in Colombia, Perù, Ecuador e Messico.

A fronte della cessione di una parte delle terre, gli agricoltori ricevono denaro in progetti di sviluppo. “Diciamo loro di prendersi cura della propria foresta e di trasformarla in un giardino per loro stessi e per la società, e in cambio forniamo acqua pulita in casa con un sistema idrico per la comunità”, spiega Richard Estrada, direttore esecutivo di Fundación Natura.

Fondamentale per la riuscita del progetto è il modello di finanziamento adottato. Il denaro per finanziare i benefici che gli agricoltori ricevono per la protezione della loro foresta proviene da un fondo a cui partecipano i fornitori del servizio di acqua potabile, che in Bolivia sono cooperative e aziende pubbliche, attraverso un pagamento mensile che gli utenti effettuano e che è incluso nella bolletta dell'acqua. Partecipano anche i comuni e la Fundación Natura, ognuno con una quota percentuale.

I risultati del programma hanno anche motivato alcuni comuni a mettere sotto protezione aree più ampie. Attualmente, nell'ambito degli Accordi Reciproci sull'Acqua, “sono state create 23 aree protette in 20 municipalità, che si aggiungono a circa 3,4 milioni di ettari di foreste che producono acqua”, spiega Vargas.

Il perché di un successo

Per il direttore esecutivo di Fundación Natura, l'acqua è stata la chiave di volta che ha permesso di raggiungere obiettivi che altrimenti non sarebbero stati possibili. “È molto difficile, quando si vive in Paesi poveri come il nostro, dire alle persone che devono conservare perché è moralmente importante, perché è un bene per il cambiamento climatico, perché è un bene per la società”, afferma. L'acqua, invece, “ci ha permesso di riunire molte persone intorno a un tavolo e di prendere decisioni su quali spazi conservare e cosa fare a tale scopo”, spiega Vargas.