In Canada è iniziata la mattanza delle foche, già stremate dagli effetti dei cambiamenti climatici

Non solo la sopravvivenza delle foche, e soprattutto dei loro cuccioli, è messa a rischio dagli effetti dei cambiamenti climatici. Tra marzo e maggio si intensifica anche la caccia a questi animali, portata avanti con metodi crudeli denunciati da anni dalle associazioni animaliste.
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Gaia Cortese 13 Aprile 2022

Il 5 maggio 2009 il Parlamento Europeo ha votato il bando delle pelli e prodotti derivanti dalla caccia commerciale alle foche. Forse è stata la fine di un business insostenibile, ma non quella della mattanza di questi animali, almeno non in Paesi come il Canada, la Namibia, la Norvegia, la Groenlandia e la Russia.

Proprio in Canada è appena iniziata la stagione della caccia alle foche, una vera e propria mattanza. Secondo quanto denunciato dalla LAV, in seguito ad un attenta indagine condotta anni fa da parte di un team di veterinari indipendenti, il 42 per cento delle foche esaminate erano state scuoiate vive e il 40 per cento era stato colpito ripetutamente prima di morire.

C’è anche della brutalità, e non potrebbe essere altrimenti, nella tecnica utilizzata per uccidere le foche. Gli esemplari  che vengono colpiti, ma non catturati, fuggono sotto la superficie dell’acqua e finiscono per affogare perché feriti e stremati.

La caccia alle foche si intensifica tra marzo e maggio, quando nascono i cuccioli, il cui manto è particolarmente pregiato da un punto di vista commerciale.

Diversamente, quando questi animali vengono uccisi in mare o su una lastra di ghiaccio troppo fragile per sostenere il peso umano, vengono recuperati con dei ganci di metallo fissati su lunghe aste in legno, simili a degli arpioni. Così facendo, i cacciatori non possono verificare che l’animale sia già morto, pertanto molte foche vengono arpionate pienamente coscienti e issate sui ponti insanguinati delle barche, prima di essere colpite a morte.

Oltre a questa caccia selvaggia e crudele, le foche sono costrette a far fronte a un altro problema, sempre originato dall’uomo, ossia quello degli effetti dei cambiamenti climatici. Lo strato di ghiaccio dove le femmine partoriscono e allattano, si sta assottigliando sempre di più e questa condizione costringe le giovani foche ad entrare in acqua prima che siano abbastanza forti per poter sopravvivere.

Come ha sottolineato la Humane Society International, l'associazione ambientalista che si occupa della salvaguardia egli animali in Europa, “negli ultimi anni, al largo della costa orientale del Canada, a causa dei cambiamenti climatici, si sono registrate le formazioni di ghiaccio marino più sottili della storia. Un disastro non solo per le foche, ma per l'intero pianeta”.

Considerati le condizioni di pericolo in cui si trovano le foche a causa dei cambiamenti climatici, la caccia  dovrebbe essere vietata, o quanto meno dovrebbe essere proibita nella maniera più assoluta l’uccisione delle foche neonate che stanno subendo la prima muta (dette “ragged jacket”) per prevenire il massacro di massa di questi cuccioli ancora troppo piccoli.

Proibire di sparare e bastonare le foche in mare aperto o nelle dirette vicinanze dell’acqua per ridurre il numero di animali colpiti e datisi alla fuga durante la caccia;Proibire l’arpionaggio degli animali senza previa conferma della loro morte.