In Francia è arrivato un supermagnete italiano per sperimentare la fusione nucleare

Un momento fondamentale di Iter, un progetto internazionale che dal 1985 lavora per riprodurre la reazione di fusione nucleare, la stessa che avviene nelle stelle. Una sperimentazione energetica dal potenziale illimitato.
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Gianluca Cedolin 5 Maggio 2020

Dopo un viaggio di oltre un mese, ad aprile è arrivato al sito di Cadarache, in Francia, il primo dei diciotto immensi magneti superconduttivi di Iter, un colossale progetto internazionale che vuole provare la fattibilità della fusione nucleare, imitando un processo che avviene nelle stelle, per produrre dell’energia pulita. Il primo magnete, che pesa oltre 300 tonnellate, è di produzione italiana, è stato realizzato a La Spezia e poi spostato a Porto Marghera (Venezia), dove (dopo prove e collaudi) è stato rivestito di una cassa d’acciaio da 100 tonnellate. Adesso è arrivato in Francia, un passo importante in un’operazione che è nata oltre trent’anni fa e che sarà ultimata tra almeno vent’anni. «L'arrivo del magnete è una grande soddisfazione e un segnale molto positivo per il progetto Iter e per il sistema industriale italiano», ha detto Sergio Orlandi, l'ingegnere italiano che dirige la costruzione dell'impianto Iter.

Il progetto Iter

Nato nel 1985 dalla collaborazione tra Unione europea, Unione sovietica, Giappone e Stati Uniti (sotto l’egida dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica), Iter (Internationa thermonuclear experimental reactor) si propone di realizzare un reattore a fusione nucleare di tipo sperimentale, per dimostrare la fattibilità dell’operazione, mentre la centrale a fusione vera e propria, in grado di produrre energia, dovrebbe essere realizzata tra il 2040 e il 2050. A Iter collaborano 3.500 ricercatori di 140 istituti di 35 paesi, con l’Ue che contribuisce per oltre il 50% e noi italiani in prima linea, visto che stiamo costruendo 10 dei 18 magneti superconduttori e l’acceleratore di fasci neutri che darà il via alla fusione.

La fusione nucleare

Il processo di fusione nucleare è, come detto, lo stesso che avviene nelle stelle, in cui atomi di idrogeno si fondono, formando l’elio e producendo enormi quantità di energia. È una reazione diversa dalla fissione, impiegata nelle attuali centrali nucleari, dove l’energia viene prodotta da una scissione, quella degli atomi di uranio (o plutonio), generando scorie difficili da gestire. La fusione nucleare, se realizzata, sarebbe potenzialmente inesauribile e i rifiuti residuali prodotti sarebbero limitati. Ovviamente la fusione non produce CO2, uno dei principali gas serra responsabili della crisi climatica.

I supermagneti

Il supermagnete arrivato dall’Italia (un trasporto difficilissimo reso ancor più complicato dall’emergenza coronavirus) è uno dei 18 che il reattore Iter utilizzerà per isolare il plasma super-caldo, che arriverà a toccare i 150 milioni di gradi. Il plasma sarà contenuto in maniera magnetica, in modo da non toccare mai le pareti della struttura, che sarà di forma toroidale (a ciambella). Alimentati dalla corrente, i 18 magneti (ciascuno 17×9 metri e 320 tonnellate) genereranno un campo magnetico 250.000 volte superiore a quello della Terra.