Unità di ricerca in vulcanologia e rischi naturali, Università dell'Islanda.

In Islanda è esploso un vulcano a Reykjanes, a sud della capitale Reykjavik: i possibili scenari

Esplode un vulcano a sud della capitale islandese. Secondo gli scienziati si tratterebbe del peggior scenario eruttivo.
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Francesco Castagna 19 Dicembre 2023
In collaborazione con Andrea Di Piazza Geologo

Quando esplode un vulcano siamo abituati a scenari pieni di stupore, i getti di magma regalano uno scenario unico. Meno bella è tutta la parte che riguarda l'evacuazione della zona.

In Islanda è successo per un vulcano che si trova nella penisola di Reykjanes, la zona era già stata fatta evacuare da alcune settimane e attualmente, nonostante l'attività sismica sia in calo, l'aeroporto della capitale Reykjavik è momentaneamente chiuso.

Cosa è successo

Secondo l'Unità di ricerca in vulcanologia e rischi naturali dell'Università dell'Islanda, un'eruzione sarebbe iniziata intorno alle ore 10 di sera del 18 dicembre e avrebbe generato una cortina di fuoco lungo la fessura vulcanica di 4km. "Se questa eruzione mantiene questa intensità, produrrà un significativo inquinamento atmosferico. La buona notizia è che il vento è da nord-ovest e secondo le previsioni rimarrà settentrionale per i prossimi giorni Pertanto il pennacchio eruttivo potrebbe essere spazzato via dalle aree abitate", si legge in merito alla descrizione del fenomeno.

L'inquinamento sarebbe legato alla fuoriuscita di anidride solforosa, che reagisce con il vapore atmosferico e produce aerosol solforici, o goccioline di acido solforico. Secondo i ricercatori dell'università, a questo livello nell'atmosfera ci vuole circa un giorno per convertire metà della massa di eSO2 in aerosol solforici, che sono molto più tossici dell'anidride solforosa.

Inizialmente lunga 4,1 kilometri, ora la fessura è composta da diverse fessure a forma di enechelon; attualmente sta iniziando a concentrarsi e a formare crateri principali su ogni segmento della fessura.

La situazione è sotto osservazione da parte delle autorità competenti e delle istituzioni. Il presidente dell'Islanda, Guðni Th. Jóhannesson, ha detto che: "La nostra massima priorità resta la protezione della vita e delle infrastrutture. La Protezione Civile ha chiuso la zona interessata. Adesso aspettiamo di vedere cosa hanno in serbo le forze della natura. Siamo preparati e manteniamo la vigilanza".

Il monitoraggio

L'Islanda ha nel suo territorio più di 30 vulcani attivi, tutti con un’attività sismica lieve, ma costante. A tenere sotto osservazione la situazione nel Paese è l'IMO, l'Icelandic Met Office, che ha all'attivo 200 stazioni meteo e 160 che si occupano di rilevazione idrogeologica. Oltre a questi, l'Isola può contare su 62 dispositivi di controllo dei terremoti, 70 con segnale gps per capire se si presentano deformazioni del sottosuolo, e sei strumenti che misurano l’allontanamento delle placche.

Il contributo italiano

Anche l'Italia partecipa al monitoraggio dell'attività vulcanica islandese. Un progetto dei ricercatori islandesi in collaborazione con l'Università di Firenze ha installato un dispositivo ad infrasuoni, realizzato dai ricercatori italiani. L'apparecchio servirebbe a monitorare la natura dell’emissione di magma e ceneri e a strutturare un piano d'azione per contenere gli effetti.

Il parere del geologo

Per capire meglio quali saranno gli scenari futuri e se questo fenomeno dovrà preoccuparci abbiamo contattato Andrea Di Piazza, esperto geologo per Ohga.

"L'eruzione iniziata alle 22:17 del 18 dicembre e ampiamente anticipata da evidenti segnali precursori di origine geofisica e geochimica, sembra abbia tutte le carte in regola per essere una delle più imponenti degli ultimi anni in Islanda. La posizione della frattura eruttiva, al momento, non interessa la cittadina di Grindavik che però dista solo 4 km dal campo lavico.

Le colate, inoltre si stanno dirigendo verso il mare, seguendo la morfologia del territorio, non è escluso che possano investire i manufatti del piccolo centro abitato. Allo stesso modo non è escluso che l'attività eruttiva possa manifestarsi più a sud o addirittura in mare, come previsto inizialmente. L'apertura di una bocca eruttiva nel piccolo golfo di Grindavik potrebbe dare luogo a interazione tra magma e acqua e dunque ad un'eruzione più esplosiva. L'area comunque è stata evacuata già da alcune settimane. Nelle ultime ore l'intensità dell'eruzione sembra essere un po' diminuita, ma questo non da indicazioni su una fine dell'evento, quanto piuttosto sul raggiungimento di uno stato di equilibrio. La natura sta facendo il suo corso".

Fonte| Unità di ricerca in vulcanologia e rischi naturali, Università dell'Islanda

Crediti foto: Unità di ricerca in vulcanologia e rischi naturali, Università dell'Islanda