In Romania intere aree forestali “protette” vengono abbattute per produrre il pellet

La Ong americana Environmental Investigation Agency ha denunciato la devastazione di alcune aree protette della Romania dove, per produrre pellet, vengono abbattute intere foreste aggirando le normative per la tutela dell’ambiente esistenti.
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Gaia Cortese 18 Settembre 2022

Le più antiche foreste della Romania vengono puntualmente devastate. Eppure, in quanto aree protette, dovrebbero essere tutelate e conservate. Evidentemente non quando si tratta di fare incetta di legname per produrre il pellet.

A lanciare l’allarme è stata l’Environmental Investigation Agency, una ong statunitense che si è occupata di portare avanti diverse indagini sullo sfruttamento della natura in tutto il mondo, e che recentemente ha denunciato l’atto di distruzione che si sta compiendo nei confronti delle ultime foreste incontaminate dell’Europa.

Sembra infatti che tra il 35 e il 40 per cento del legname trattato dagli impianti di produzione di pellet romeni provenga dalle aree forestali protette. L’indagine, condotta dall’Environmental Investigation Agency (Eia) si è basata su un sistema di tracciamento del legno rumeno Sumal, perdurato un anno intero e che si è concluso lo scorso agosto, al termine dell'investigazione; in questo modo è stato possibile stimare un volume di legname trattato superiore a 7 milioni di metri cubi l’anno.

Così, come ha dichiarato David Gehl dell’Environmental Investigation Agency (Eia), “mentre il disboscamento della foresta pluviale amazzonica ha commosso il mondo, quasi nessuno si rende conto che l'Europa ha un patrimonio di foreste vergini che sono altrettanto importanti. I rischi che stanno correndo rimangono una storia non raccontata”.

Oltretutto, con il fabbisogno di energia che a breve si farà sempre più pressante, a causa del conflitto in corso, la situazione non può che peggiorare. La Romania potrebbe seguire la vicina Ungheria e allentare ulteriormente alcune restrizioni relative ai disboscamenti. Anche l’arresto dell’esportazione di legno da parte dell’Ucraina, ha spostato l'approvvigionamento di legname sul lato rumeno dei Carpazi e, come ha affermato Ciprian Galusca, responsabile delle campagne per le foreste di Greenpeace Romania, “l’attuale direttiva europea sulle rinnovabili, che qualifica l’energia prodotta dalla combustione di legna come “verde”, incentiva le aziende rumene a trasformare alberi sani in pellet da esportati in Paesi dell’Europa occidentale, come l’Italia”.

Lo scorso 13 settembre l’Europarlamento ha votato la revisione della direttiva europea sulle energie rinnovabili. In questa occasione, i deputati hanno adottato degli emendamenti in cui si chiede una riduzione graduale della quota legno primario considerato come energia rinnovabile.

Forse andrebbe rivisto il principio per cui, secondo l’Unione Europea, il legname è catalogato come fonte rinnovabile di energia. Un conto è pensare di incentivare la trasformazione dei rifiuti di segatura in pellet, un altro è ottenere il pellet da alberi integri. Perché pensare che le foreste possano rigenerarsi così in fretta, è un atto sconsiderato.