
La "grande sete" è tornata a far parlare di sé, o forse non se ne era mai andata e abbiamo deciso soltanto di metterla in secondo piano. In Italia la siccità continua ad avanzare da Nord a Sud, se l'anno scorso le aree in Italia dove la mancanza di precipitazioni era rilevante si potevano contare sulle dita di una mano, dall'inizio del 2024 sono già parecchie le Regioni che stanno vivendo questa emergenza. A segnalare la mancanza di precipitazioni e la siccità in Italia è lo stato di severità idrica a scala nazionale, ricavato dai dati degli Osservatori distrettuali permanenti per gli utilizzi idrici e delle Autorità di Bacino dei Distretti Idrografici, che mostra, per esempio nel caso della Sardegna, come "l'indicatore di stato per il monitoraggio e il preallarme della siccità del Sistema Alto Cixerri al 31 gennaio 2024 è stato di 0,13, corrispondente a uno scenario di severità idrica alta".
Per analizzare i dati riguardanti la mancanza di precipitazioni, gli Osservatori distrettuali permanenti per gli utilizzi idrici e le Autorità di Bacino, comunicano i dati al Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e al Comitato scientifico, per dare indicazioni al Governo nazionale e a quelli territoriali "per la regolamentazione dei prelievi e degli usi e delle possibili compensazioni, in particolare modo in occasione di eventi di siccità e/o di scarsità idrica". In sostanza, in base alla situazione nei Distretti si decide quanta acqua prelevare dai corsi d'acqua, come usarla e quali misure prendere per compensare la mancanza di pioggia. I sette distretti sono, partendo dal nord Italia: Fiume Po, Alpi Orientali, Appennino Settentrionale, Appennino Centrale, Appennino Meridionale, Sardegna, Sicilia. A monitorare lo stato di criticità sono , che si basano su una scala composta da quattro scenari in cui vengono presi in considerazione quattro indicatori (portate/livelli/volumi/accumuli):
Al momento in cui si scrive, sono solo due i distretti in cui la situazione è normale, quello del Po e dell'Appennino settentrionale, a dimostrazione del fatto che la siccità ormai non è più un fenomeno localizzato. Ma quali sono le Regioni più a rischio siccità?
In Piemonte, pur registrandosi dei livelli nei bacini idrici distrettuali entro la norma, le precipitazioni si sono ridotte del 25%. I dati Arpa mostrano una situazione secondo cui la portata del Po sta calando sensibilmente. Il corso d'acqua più importante d'Italia registra una situazione critica già dal 2021.
Nell'isola del Sud Italia la situazione è critica: il Presidente di Regione, Renato Schifani, ha dichiarato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio siciliano. La proposta era arrivata dall'assessore all’Agricoltura Luca Sammartino, dopo aver ascoltato le istanze degli agricoltori e degli allevatori della Regione. La Sicilia infatti è "l’unica regione d’Italia e tra le poche d’Europa in zona rossa per carenza di risorse idriche", come emerge da un comunicato stampa regionale. Per far fronte a questa situazione è stata attivata l’Unità di crisi per "individuare possibili interventi strutturali da eseguire con urgenza per fronteggiare la carenza idrica, salvaguardare gli allevamenti zootecnici e le produzioni delle aziende agricole garantendo sufficienti volumi d’acqua".
Anche nel tacco dello stivale la situazione non è delle migliori. La denuncia arriva da Coldiretti Puglia, sulla base dei dati dell'Osservatorio di Anbi Nazionale del 14 febbraio 2024, secondo cui l'acqua negli invasi è scesa ulteriormente rispetto alla situazione nello stesso periodo del 2023.
Anche in Calabria, come in Puglia, è stato istituito un tavolo per fronteggiare la siccità dopo gli eventi avvenuti nel crotonese. L'iniziativa è stata presa dall'assessore all'agricoltura, Gianluca Gallo, per "la valutazione costante della situazione, l’individuazione dei rimedi opportuni e necessari e la sensibilizzazione sull’importanza della risorsa idrica e dell’utilizzo plurimo dell’acqua".
Nell'isola alcuni invasi sarebbero ai minimi storici. Sono 25 anni che la Sardegna non vive una situazione del genere e l'acqua nei bacini si è dimezzata con effetti diretti sulle attività agricole: in alcune zone infatti è stata vietata l'irrigazione per garantire l'uso dell'acqua potabile.