In Thailandia stop ai sacchetti di plastica: un piano ventennale per salvare il Paese dall’inquinamento

La Thailandia è uno dei Paesi in cui l’eccessivo consumo di plastica sta compiendo una vera e propria strage. Animali morti perché incapaci di nutrirsi a causa dell’ingestione di oggetti in polietilene, interi ecosistemi a rischio a causa della insufficiente gestione dei rifiuti derivanti dal suo uso smodato. Per questo, il Governo ha deciso di dire basta, a cominciare dalla vendita dei sacchetti in plastica monouso.
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Sara Del Dot 3 Gennaio 2020

Prima toccherà a 75 grandi magazzini, subito dopo a migliaia di rivenditori al dettaglio. Uno dei maggiori problemi ambientali che negli ultimi anni ha afflitto la Thailandia, la produzione di rifiuti plastici dovuto allo sconsiderato utilizzo di questo materiale, è diventato oggetto di un piano ventennale promosso dal Governo del posto per frenare la circolazione prima di tutto dei sacchetti monouso. Quegli stessi sacchetti che troppo spesso vengono reperiti all’interno degli stomaci di balene, megattere, tartarughe e altri animali marini (e non solo) trovati senza vita sulle coste di tutto il mondo.

Il numero di questi episodi, che testimoniano l’impatto drammatico che l’inquinamento da plastica sta avendo sul Pianeta, ha spinto il Ministero dell’Ambiente thailandese a promuovere una campagna per ridurre l’utilizzo e il consumo del polietilene a partire dagli esercizi commerciali e quindi dalle abitudini di acquisto dei consumatori. Lo slogan dell’iniziativa, che avrà durata ventennale, è “Dite no”. Un imperativo un’esortazione per spingere i cittadini thailandesi a scegliere di affrontare le loro spese quotidiane in un’ottica più sostenibile, salvaguardando il loro bellissimo patrimonio naturale.

Solo in Thailandia, in pole position tra i Paesi caratterizzati dal maggiore consumo di plastica pro capite, sono infatti più di 3 milioni le tonnellate che ogni anno vengono gettate via, tra sacchetti, stoviglie e polistirolo.