
Vederlo divorato dalle fiamme è stato un colpo al cuore per tutti: l'olivastro millenario di Cuglieri (in provincia di Oristano) è diventato il simbolo degli incendi che hanno colpito negli scorsi giorni la Sardegna, spazzando via oltre 20 mila ettari di vegetazione. L'albero e il terreno attorno sono stati devastati. Ma non tutto è perduto, a quanto pare. Il maestoso ulivo potrebbe rinascere, e c'è bisogno dell'aiuto di tutti.
La conferma arriva dai tecnici dell’Orto botanico dell’Università di Cagliari, guidati da Gianluigi Bacchetta, che ha fatto trapelare un cauto ottimismo in seguito al sopralluogo condotto a Tanca Manna. L'auspicio è che gli apparati radicali dell'olivastro siano ancora in vita e che dunque si possa agevolare una ripresa vegetativa delle porzioni di tronco non direttamente interessate dal fuoco. Sarà impossibile riportarlo al suo antico splendore; l'albero porterà i segni indelebili dell'incendio, ma potrà continuare a vivere.
"Possiamo confermare che la pianta non mostra nessun fenomeno residuo di combustione", ha detto Gianluigi Bacchetta. "Al di là di questo, si evidenzia che i primi interventi, come l’aspersione di acqua sui suoli intorno alla pianta, hanno prodotto effetti benefici, abbassando notevolmente la temperatura del terreno. Abbiamo provveduto a posizionare frasche e tronchi a protezione delle porzioni vitali della pianta per ridurre al massimo l’esposizione alla luce solare e mantenere una maggiore umidità".
La raccomandazione degli esperti è stata quella di non avvicinarsi assolutamente alle radici della pianta e al terreno circostante, dal momento che calpestandolo il suolo potrebbe compattarsi e ostacolare i processi di rigenerazione dell'olivastro. Per questo il Comune di Cuglieri ha emesso un'ordinanza per imporre il divieto di ingresso nell'area recintata ai non addetti ai lavori. Il dolore delle persone è comprensibile, ma in questo momento occorre avere pazienza e sperare. "La resilienza dell'albero deve essere quella della popolazione", ha aggiunto il professor Bacchetta.