
Ce ne siamo accorti tutti. Quest’anno il clima aveva qualcosa di sbagliato. L’inverno appena trascorso è stato caratterizzato da temperature decisamente sopra le righe, che ci hanno fatto mettere via i giacconi molto prima del solito. Non a caso, quello 2018-2019 è stato annoverato tra i 4 inverni più secchi di sempre. Pochissime piogge, pochissima neve e a pagarne le conseguenze sono naturalmente le risorse idriche. Un esempio? Al Lago Maggiore mancano attualmente ben 300 milioni di metri cubi d’acqua. Un vero e proprio allarme siccità, che potrebbe ripercuotersi su gran parte dell’agricoltura della zona. Infatti, al momento il livello dell’acqua si trova a 16 cm sopra lo zero idrometrico convenzionale, un livello decisamente più basso rispetto al canonico metro e mezzo.
Insomma, il secondo lago più grande d'Italia si sta svuotando e il meteo non inizierà a girare dalla parte giusta a farne le spese saranno le colture, fondamentali per l’economia della regione. Ma non è l’unico a soffrire dell’anomalo inverno appena trascorso. Il livello del Po, infatti, è sceso di 5,46 metri sotto la media e a gennaio i suoi afflussi sono scesi del 70% rispetto alla media che solitamente caratterizza questo periodo. Anche l’Adige si trova in condizioni di sofferenza, e come lui l’Enza, il Secchia e tanti altri bacini idrici fondamentali per apportare l’acqua necessaria alle colture. L’acqua è sempre di meno, le piogge non arrivano e lo scioglimento della (pochissima) neve non è in grado di apportare il contributo d'acqua che dovrebbe. L’ennesima, superflua dimostrazione che il cambiamento climatico non colpisce soltanto Polo Nord e Polo Sud, ma anche le zone in cui abitiamo e le nostre produzioni, necessarie al sostentamento delle nostre regioni.