Quanto conosci l’ippopotamo? Scopri tutti i segreti del “cavallo di fiume”: perché è pericoloso e come mai rischia l’estinzione

L’ippopotamo è un mammifero dalle caratteristiche sorprendenti: nonostante le sue dimensioni e un peso impressionante, passa gran parte della sua vita nei corsi d’acqua, dove può galoppare sui fondali o immergersi e restare in apnea per un pisolino. È territoriale e può diventare facilmente aggressivo, ma in realtà c’è l’uomo tra le più grandi minacce alla sua conservazione: i denti canini dell’animale sono infatti ambiti dai bracconieri, che continuano ancora oggi ad uccidere esemplari di una popolazione vulnerabile.
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Alessandro Bai 21 Agosto 2021

Quando pensi ad un ippopotamo, probabilmente hai l'immagine di quel mammifero dalle grandi dimensioni un po' goffo nei movimenti e dall'aria docile. La realtà, però, è un po' diversa, e lo puoi intuire in primis dell'etimologia del suo nome: il termine latinizzato Hippopotamus deriva infatti dal greco antico, dove hippopótamos (composto da hippos e pótamus) significa cavallo di fiume, un appellativo che richiama l'amore dell'acqua per l'animale, che vive in prossimità dei fiumi, ma anche le alte velocità che può raggiungere correndo, nonostante la sua stazza.

Ma i miti da sfatare non finiscono qui: a dispetto dell'aria buffa, l'ippopotamo è conosciuto anche per il suo carattere aggressivo, che lo porta ad attaccare qualsiasi creatura che invade il suo territorio o da cui si senta minacciato, motivo per cui è considerato pericoloso per l'uomo. Un'altra cosa che forse non diresti sul suo conto è che si tratta di un mammifero erbivoro, anche se occasionalmente diventa carnivoro nutrendosi di carcasse.

In ogni caso, gli ippopotami sono giustamente ritenuti animali molto affascinanti, che un tempo vivevano numerosi in vari continenti, tra cui Asia ed Europa, prima di sopravvivere soltanto in Africa, dove si trovano tutti gli esemplari rimasti oggi. Tuttavia, la situazione è ancora molto delicata: nella lista rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, infatti, l'Hippopotamus amphibius, la specie più diffusa delle 2 ancora esistenti, è classificata vulnerabile, mentre l'ippopotamo pigmeo (Choeropsis liberiensis) è ritenuto in pericolo.

I problemi di conservazione degli ippopotami sono dovuti alle minacce di cui probabilmente hai già sentito parlare, come la perdita dell'habitat e la caccia illegale. Vediamo le principali caratteristiche di questi mammiferi per capire cosa perderemmo se anche le ultime 2 specie rimaste della famiglia Hippopotamidae andassero incontro all'estinzione, come già accaduto ai loro simili nei secoli passati.

Caratteristiche

Come ti anticipavo, all'interno della famiglia Hippopotamidae esistono ancora 2 specie ancora presenti sul nostro pianeta, oltre a quelle estinte in passato: sono l'Hippopotamus amphibius e l'ippopotamo pigmeo, quest'ultimo meno diffuso e più piccolo rispetto al primo, che è l'animale a cui ci si riferisce quando si parla genericamente di ippopotami.

Se il suo nome significa cavallo di fiume, come ti ho spiegato, è anche perché questo mammifero trascorre gran parte della sua giornata in acqua, pur muovendosi soltanto sotto la superficie visti i suoi problemi nel restare a galla, dovuti principalmente alle sue dimensioni: la lunghezza di un ippopotamo è compresa tra i 3 e 4 metri, mentre l'altezza è di circa un metro e mezzo. L'aspetto più impressionante però è il peso, che va indicativamente da 1,5 a 3 tonnellate per gli esemplari maschi più grossi, una stazza che comunque non impedisce agli ippopotami di correre a velocità anche superiori ai 40 km/h, ad esempio quando deve caricare un nemico.

L’ippopotamo trascorre la maggior parte della sua giornata in acqua, pur faticando a restare a galla viste le sue enormi dimensioni.

Abitanti di tantissimi laghi e fiumi africani, gli ippopotami si sono adattati molto bene agli ambienti acquatici, una trasformazione necessaria dato che questi animali non sopportano un'eccessiva esposizione al Sole, pur essendo dotati di una pelle spessa dalla quale evaporano ingenti quantità di acqua ogni giorno. Anche per questo motivo, le ghiandole cutanee dell'ippopotamo producono un liquido rossastro che ha il compito di proteggerlo dalla disidratazione e dai raggi ultravioletti, oltre ad agire come antisettico per evitare che le ferite bagnate si infettino.

La vita anfibia condotta dagli ippopotami ha provocato adattamenti anche per quanto riguarda la gestazione della femmina, che dura soltanto 8 mesi ed è molto più breve rispetto a quella di animali dalla taglia simile, come elefanti o rinoceronti. Alla nascita del cucciolo, poi, segue circa un anno di allattamento.

Questi mammiferi si immergono in acqua anche per riposare, sfruttando un'importante riduzione del ritmo del battito cardiaco (bradicardia) per poter restare sommersi senza respirare anche per 5 minuti, prima di risalire in superficie e arrampicarsi agilmente sulle sponde, nonostante delle zampe corte e grosse. Nonostante sia spesso rappresentato come un animale simpatico e docile, l'ippopotamo è pericoloso per l'uomo perché è estremamente territoriale e se si sente minacciato diventa molto aggressivo, specialmente fuori dall'acqua dove non si sente a suo agio. Se attacca, l'animale fa paura non solo per la velocità che può raggiungere e per la mole enorme, ma anche per la sua gigantesca bocca dotata di denti canini lunghi e affilati, che rendono il suo morso letale persino per i coccodrilli: non è un caso, quindi, che gli ippopotami siano tra gli animali che fanno più vittime umane ogni anno.

Dove vive e cosa mangia

L'area di diffusione dell'ippopotamo, che ormai vive solo in Africa, si estende nella parte centro-meridionale del continente, a sud del deserto del Sahara, e include Paesi come Sudan, Mali, Tanzania, Namibia, Nigeria, Angola e Repubblica Democratica del Congo. Come anticipato, parliamo di un animale erbivoro, capace di mangiare decine di chilogrammi di erba e piante ogni giorno, scelte però accuratamente tra varie specie di graminacee, le più presenti nella dieta degli ippopotami. Ciononostante, anche questo mammifero può avere comportamenti carnivori, andando qualche volta a cibarsi delle carcasse, specialmente in tempi di carestia.

I denti canini dell’ippopotamo, definiti anche "oro bianco", sono uno dei motivi per cui questi mammiferi vengono ancora uccisi dai bracconieri.

Perché è a rischio estinzione?

Il calo di popolazione a cui è andato incontro l'ippopotamo e che lo ha reso vulnerabile è dovuto principalmente alla caccia illegale e alla perdita del suo habitat ideale, sempre più invaso dall'uomo. Questi mammiferi sono spesso nel mirino dei bracconieri che li uccidono per ottenerne la carne, nonostante il commercio sia vietato, ma soprattutto i loro denti canini di grandi dimensioni, definiti anche "oro bianco" e ancor più ricercati dopo il divieto posto al commercio dell'avorio di elefante.

Come se non bastasse, l'aumento demografico registrato in vari Paesi e la continua ricerca di nuove terre da coltivare hanno portato l'uomo a entrare nei territori abitati dagli ippopotami, spesso ricchi di acqua e ambiti dagli agricoltori: questo ha ovviamente aumentato i contrasti tra gli animali e la popolazione locale, con la conseguente uccisione di moltissimi esemplari.

Si trova poi in una situazione ancora più delicata l'ippopotamo pigmeo, considerato in pericolo per gli stessi motivi che minacciano l'Hippopotamus amphibius, ma con una popolazione ormai ridotta a 2mila-2.500 esemplari circa. La foresta tropicale in cui vive questa specie si sta riducendo sempre di più, esponendo all'estinzione questo ippopotamo dalle dimensioni ridotte che preferisce le piante ai corsi d'acqua frequentati dal suo parente più stretto.