Isola di Montecristo: un paradiso naturale (quasi) inespugnabile nel cuore dell’arcipelago toscano

Un’isola misteriosa e accessibile a pochi, riserva biogenetica e riserva naturale statale. A Montecristo, non c’è solo il tesoro raccontato nel romanzo di Dumas. Ma anche un patrimonio naturale incredibile, da proteggere sempre.
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Sara Del Dot 31 Luglio 2019

Forse la conosci grazie al romanzo di Alexandre Dumas, Il Conte di Montecristo, in cui lo scrittore narrava di un tesoro nascosto proprio su questa misteriosa isola toscana. Se sarai così fortunato da potervi sbarcare, però, non troverai diamanti e denaro. Il tesoro che ti si aprirà davanti agli occhi, sarà di ben altro tipo.

L’isola di Montecristo è un’isola del mar Tirreno appartenente all’arcipelago toscano, a ovest dell’isola del Giglio e di Monte Argentario. Complessivamente copre un’area di circa 10,4 km quadrati. 10,4 chilometri di natura selvaggia e incontaminata, di biodiversità da tutelare e proteggere. Proprio per questo, l’isola di Montecristo è praticamente inaccessibile.

Un’isola per pochi

L’isola di Montecristo, il cui nome un tempo era Oglasa, fa parte del Parco Nazionale Arcipelago Toscano e rappresenta una riserva biogenetica di 1.039 ettari. È stata dichiarata riserva naturale statale integrale nel 1971 con decreto ministeriale e le è anche stato attribuito dal Consiglio d’Europa il Diploma europeo per la conservazione dell’ambiente. Tutto questo ha imposto un tetto di visitatori giornalieri all’anno, che nel 2019 è stato alzato a 2000, mentre fino all’anno scorso potevano sbarcare al massimo 1000 persone. A parte questi fortunati visitatori precedentemente autorizzati, le uniche persone che vedono l’isola ogni giorno sono alcune guardie forestali. E sebbene a primo acchito questa inaccessibilità possa sembrarti ingiusta, pensa che fino ad alcuni anni fa, a Montecristo non poteva andarci proprio nessuno.

Cosa c’è a Montecristo?

Vorrai sapere, a questo punto e dopo tutto questo mistero, cosa puoi trovare una volta sbarcato sull’isola di Montecristo. Cominciamo parlando dei punti in cui la mano dell’uomo ha lasciato il segno. Nella parte nord ovest c’è l’unico approdo, una spiaggia chiamata Cala Maestra, accompagnata dall’unica struttura abitativa, la Villa reale Cala Maestra chiamata Watson-Taylor dal nome di colui che ne fu proprietario, oggi dimora delle guardie forestali che abitano l’isola e sede di un museo naturalistico. Altri segnali di un antico passaggio dell’uomo in questo luogo inespugnabile risultano ancora ben visibili al termine di impervi sentieri, come le rovine del monastero di San Mamiliano.

A parte questo, il resto dell’isola ospita solo ed esclusivamente natura. Le rocce che ne ricoprono l’area sono prevalentemente granito e la cima più alta, Monte Fortezza, misura 645 metri, subito seguita da Cima dei Lecci che è alta 563. Per quanto riguarda le forme di vita, l’isola brulica di migliaia di specie di piante e fiori, ma anche di animali particolari come la capra di Montecristo, un tipo particolare di rana chiamata Discoglasso sardo e diversi uccelli, migratori e non, che trovano rifugio tra le sue colline, come il gabbiano corso, la berta minore, il gheppio e l’aquila reale.