Jova Beach Party, Raffaella Giugni (Marevivo): “Eco-nazisti? Il nazismo è un’altra cosa, noi facciamo il nostro lavoro”

Il Jova Beach Party continua a essere sotto attacco dagli ambientalisti. Le critiche arrivano anche dall’associazione Marevivo, che ha lanciato la petizione online #noninnomedellambiente. Abbiamo parlato con Raffaella Giugni di Marevivo, per capire perché questi grandi eventi siano negativi per i luoghi in cui vengono organizzati.
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Francesco Castagna 9 Agosto 2022
In collaborazione con Raffaella Giugni Associazione Marevivo

Non si arresta la polemica intorno ai concerti organizzati da Jovanotti in tour con il suo Jova Beach Party 2022. Gli ambientalisti denunciano un impatto antropico eccessivo sulle spiagge e la mancanza di rispetto nei confronti degli animali. In un video di risposta agli attacchi, Jovanotti ha definito chi lo critica "econazista". Ma sarà giusto utilizzare un termine del genere per chi sta semplicemente facendo il suo lavoro?

Abbiamo sentito Raffaella Giugni di Marevivo per parlare dell'impatto negativo che eventi del genere possono provocare sull'ambiente.

"Il problema non è tanto come vengono lasciati gli arenili, perché poi vengono puliti dopo. Il problema è l'impatto che tutta questa operazione ha sulle spiagge. Il problema è più prima che dopo. Premesso che sicuramente sono state scelte delle aree e delle spiagge che già hanno un impatto antropico molto importante perché non è che stiamo parlando di spiagge naturali, ma 50mila persone in un posto hanno un impatto antropico enorme", spiega la Responsabile delle Relazioni Istituzionali di Marevivo.

Raffaella Giugni ci spiega che l'impatto è doppio, sia ambientale che culturale, si dà un messaggio che tutti i posti possono essere potenzialmente usati per questo tipo di eventi.

Per l'associazione Marevivo sarebbe meglio spendere quei soldi per interventi  di riqualificazione in zone degradate da riadattare a questo tipo di eventi. "Le spiagge sono il trade union tra il mare e la terra e hanno una serie di fragilità come l'erosione costiera. Andare a impattare questi ecosistemi non solo riteniamo che sia sbagliato, ma anche inutile. Abbiamo gli stadi, abbiamo i palazzetti, non ce n'è proprio bisogno", commenta Giugni.

In merito al supporto del WWF Giugni pensa che sarebbe stato sicuramente peggio senza. "Anche a noi sono arrivate delle richieste in cui alcune organizzazioni ci chiedevano di collaborare per ripulire delle aree dopo gli eventi, ci siamo rifiutati. Abbiamo detto di no perché non è la nostra linea. Possiamo fare gli eventi dove volete, ma sulle spiagge no. Da una parte può sembrare più bello, ma non mi sembra che questo smuova i giovani ad andare ad ascoltare Jovanotti".

Quella del Jova Beach Party  per Marevivo è una realtà che gli organizzatori e Jovanotti stesso dovrebbero girare in maniera positiva, per fare cose buone fatte bene. Specialmente se viene fatta, come dicono gli organizzatori, in nome dell'ambiente.

Proprio per questo l'associazione ha lanciato la petizione online "L'ambiente urla: non in mio nome", insieme a LAV e Sea Shepherd Italia, con la quale le organizzazioni chiedono il divieto di organizzare grandi eventi su tutte le spiagge italiane.

Marevivo sostiene che in questi eventi non ci sia nulla di sostenibile, come invece sostengono gli organizzatori. In più, l'associazione sottolinea che è vero che vengono fatte operazioni di pulizia, ma che non è possibile quantificare le sigarette che finiscono sotto la sabbia o tutto ciò che finisce in mare. Ha poco senso anche, per Giugni, parlare di ricostruzione delle dune, perché una duna non si può ricostruire.

"Le buone intenzioni vengono smentite poi dalle sue azioni, ciò che dice Jovanotti non è vero. Non è un messaggio giusto per i ragazzi. Inoltre, bisogna anche usare le parole adatte, il nazismo è un'altra cosa. Noi facciamo il nostro lavoro, come possiamo non intervenire su una cosa del genere?", conclude Giugni.