Keep Clean and Run+: l’eco-maratona di 730 km in cui si corre raccogliendo i rifiuti lungo il Po

Il 4 maggio Roberto Cavallo inizierà la sua corsa di 730 km, per diffondere sensibilità e attenzione nei confronti di temi come il rispetto per i territori e per l’ambiente. E lo farà percorrendo tutto il fiume Po, a piedi e in bicicletta, raccogliendo nel frattempo tutti i rifiuti che troverà sul suo cammino.
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Sara Del Dot 3 Maggio 2019

Sette tappe in sette giorni, 730 chilometri, quintali di rifiuti raccolti e tanti eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica sul contrasto al fenomeno del littering. Si chiama Keep Clean and Run+, ovvero pulisci e corri, ed è l’eco-maratona, giunta ormai alla sua sesta edizione, in cui Roberto Cavallo si ri-cimenterà nel plogging più lungo d’Italia. Infatti, oltre a percorrere più di cento chilometri al giorno, un po’ a piedi e un po’ in bicicletta, il rifiutologo si dedicherà anche a raccogliere da terra gli scarti che troverà abbandonati lungo il suo percorso. Percorso che si articolerà lungo tutto il corso del Po, a partire dal Monviso fino a Porto Tolle. Ma non solo: l’eco-runner, accompagnato dal suo allenatore “angelo custode” Roberto Menucicci e da vari partner e testimonial sportivi, si fermerà in vari Comuni per promuovere iniziative sia di comunicazione sia di raccolta rifiuti, grazie al coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche, associazioni ambientaliste e sportive e istituti scolastici.

Noi di Ohga ci siamo fatti raccontare come funziona esattamente questa iniziativa che utilizza il potere dello sport per comunicare la necessità di un maggiore rispetto per l’ambiente.

“Il percorso funziona un po’ alla Forrest Gump”, ci racconta Roberto. “ Sul sito è pubblicato il road book, con gli orari di passaggio nelle varie località. Chiunque ne abbia voglia può partecipare, aggiungersi e correre un pezzo con me, per il tempo che vuole. Perché è chiaro che non si tratta di una maratona vera e propria, si corre perché dobbiamo raccogliere i rifiuti. In questo percorso l’azione e la testimonianza sono più importanti del gesto atletico, sebbene si tratti comunque di un bell’impegno dal punto di vista fisico, sono pur sempre 730 km in sette giorni!”

Sette giorni scanditi in varie tappe nei Comuni in cui Roberto si troverà a passare, dove lo accoglieranno gruppi di cittadini pronti a compiere assieme a lui attività di pulizia del territorio e ad ascoltare ciò che ha da raccontare sul tratto appena compito.

“I paesi in cui mi fermerò rappresentano un po’ il mio check point, il mio cancello orario, scandiranno i tempi del mio percorso in modo molto preciso dal momento che le persone mi attendono a un orario specifico per svolgere le attività.  Ad esempio, nella prima tappa, a Sanfront, mi aspetteranno circa 200 bambini con cui raccoglieremo dei rifiuti e parleremo di questi temi. Poi passerò attraverso Saluzzo e arriverò a Casalgrasso, dove interagirò con alcune associazioni di volontariato… E così via, ogni giorno. Le attività che faremo potranno riguardare sia la pulizia del territorio che momenti di divulgazione e sensibilizzazione rivolti sia alla popolazione che alla stampa. Inoltre, ne approfitterò anche per cambiarmi e prendere la bicicletta.”

Una delle novità di quest’anno, infatti, riguarda proprio il fatto che la corsa avrà un carattere mutidisciplinare. Roberto, infatti, percorrerà ogni giorno 50 km di corsa per poi inforcare la bici e compierne altrettanti pedalando. Il cambio sarà anch’esso scandito dagli incontri quotidiani con i cittadini dei vari luoghi che la maratona toccherà. Incontri che vedranno la partecipazione di vari professionisti che si occupano di ambiente, come il biologo marino Silvio Greco, il giornalista delle Iene Gaston Zama, il documentarista Igor D’India. Ma non solo: un’altra novità di questa edizione riguarderà un’attività di citizen science.

“Qualche ora prima del mio passaggio, alcuni ricercatori dello European Research Institute, coordinati da Franco Borgogno, posizioneranno proprio nel punto in cui farò il cambio da corsa a bicicletta una manta, ovvero una sorta di imbuto fatto di rete che campionerà le acque del fiume Po per alcune ore. Al mio arrivo, tirerò via questa rete e verserò alcuni campioni di residui in barattoli messi a disposizione. In questo modo potremo campionare sette sezioni del fiume per analizzarne i rifiuti, in particolare le microplastiche, che nel giro di poche ore ne attraversano le acque, ottenendo una visione più ampia del suo stato di salute.”

Un evento, quindi, in cui nulla è lasciato al caso e ogni occasione è buona per migliorare la salubrità dei territori e ottenere informazioni utili sui rifiuti che inquinano il nostro Paese e sulla quantità di immondizia di cui troppo spesso fingiamo di non accorgerci. Che, come racconta Roberto, conta numeri davvero alti, dentro e fuori i centri cittadini.

“I rifiuti che raccogliamo lungo il percorso sono di due tipi. Ci sono quelli che raccogliamo durante la corsa, che sono circa 10-20 kg al giorno, e quelli raccolti dalle azioni di pulizia che effettuiamo nei Comuni, molti di più. L’anno scorso, ad esempio abbiamo superato le 12 tonnellate. In ogni caso, alla fine di ogni giornata ed evento tutti questi rifiuti vengono separati, differenziati, quantificati, pesati e avviati nelle singole filiere di raccolta differenziata e riciclo.”

Come abbiamo già detto, l’ambientazione dell’eco-maratona quest’anno sarà sempre e solo il fiume. E la scelta non è assolutamente casuale.

“L’anno scorso è stata divulgata la notizia che le isole di plastica presenti negli oceani, formate da 250mila tonnellate di rifiuti galleggianti, sono generate da 10 grandi fiumi dell’Asia e dell’Africa, quindi arrivano dall’entroterra, dalla plastica che noi gettiamo via nelle nostre città. Da un lato volevamo quindi sollevare ed enfatizzare questo tema, che vede il fiume come veicolo di trasporto dei rifiuti verso il mare. Dall’altro, se è vero che la maggior parte della plastica arriva da questi 10 fiumi, bisogna stare attenti a non sottovalutare il contributo degli altri, come appunto il Po. Anche perché anche il mar Mediterraneo sta diventando uno dei mari più inquinati al mondo per rifiuti plastici.”