La battaglia di Adriano Karipuna contro Bolsonaro tra minacce di morte, deforestazione e incendi

Chi è un indigeno e come deve vivere per sopravvivere? Adriano Karipuna è il leader dei Karipuna di Rondonia, uno dei popoli indigeni che ogni giorno combatte contro i progetti governativi del governo federale del Brasile.
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Francesco Castagna 22 Maggio 2022

Foresta, fiume, animali, alberi, uccelli. Sono habitat replicabili in più parti del mondo, eppure non è lo stesso per la cura che abbiamo verso di loro. Quella cambia da popolo a popolo, da cultura a cultura. Il 21esimo secolo regala all'uomo un mondo basato sulla tecnologia e l'interconnessione, ma paradossalmente parliamo con persone di tutto il mondo solo se hanno più o meno il nostro standard di vita, dimenticandoci che dall'altra parte del mondo esistono popoli indigeni che vivono un rapporto di amore con la natura, un legame spirituale.

Quante volte sui giornali o in televisione si sente che l'Amazzonia è in pericolo? Questi allarmi arrivano continuamente e con il tempo sono sempre più frequenti, ma la percezione della gravità rimane sempre bassa perché è un territorio troppo lontano dall'Europa, anche se non ci facciamo tanti scrupoli a mangiare la carne che arriva proprio da lì. E se ancora non è chiaro che l'Amazzonia è uno dei polmoni da salvaguardare, per evitare che nell'atmosfera ci sia un livello di CO2 fuori dalla norma, allora forse è sulla percezione del rischio a cui si va incontro che va migliorata.

Spesso si pensa all'Amazzonia come una meta turistica, ma in realtà l'Amazzonia con il tempo è diventata purtroppo un magazzino da cui ci riforniamo per le materie prime. Come la soia, ad esempio, che è una delle cause della deforestazione perché i grandi proprietari terrieri disboscano per creare coltivazioni intensive di questo legume, che serve per gli allevamenti intensivi come mangime per gli animali perché li fa crescere più rapidamente e ne aumenta la massa. Ecco perché uno dei modi per non contribuire alla deforestazione è sicuramente fare meno uso di carne e altri prodotti di derivazione animale. No, non vuol dire diventare vegani. Semplicemente bisognerebbe cominciare a responsabilizzarsi.

Secondo l'Agenzia di ricerca spaziale Inpe "a gennaio 2022 sono stati abbattuti 430 chilometri quadrati di foresta", praticamente una superficie grande come Firenze, Milano e Bologna insieme. I prodotti che arrivano dalla foresta costituiscono il nostro benessere. Per altri, circa 180mila persone, l'Amazzonia è foresta, e foresta vuol dire casa.

Come per Adriano Karipuna, leader del popolo Karipuna, nel territorio di Rondônia in Amazzonia. Indossa le vesti di uno dei popoli più minacciati dal governo brasiliano di Jair Bolsonaro ed è il simbolo della resistenza indigena.

Quest’anno, a maggio del 2022, ha lasciato la foresta, il luogo in cui vive, per venire in Italia e in Europa. Prima a Roma, poi a Firenze e per finire a Milano è intervenuto in diversi incontri per lanciare un appello e sensibilizzare le istituzioni occidentali. Chiede di denunciare con tutti gli strumenti possibili, soprattutto con i media, le azioni di Bolsonaro e di comprare cibo e prodotti di aziende che sono trasparenti su come producono la loro merce, e quindi che i loro prodotti non abbiano contribuito alla deforestazione dell'Amazzonia.

In occasione della Giornata mondiale della biodiversità lo abbiamo incontrato a Milano, durante un incontro organizzato dalla Onlus COSPE al Parco Nord, ed è qui che Adriano Karipuna ci ha raccontato la sua storia e cosa sta subendo il popolo Karipuna a causa degli interventi dell’uomo.

Sono qui per dirvi che i diritti della foresta e dei Karipuna sono sotto minaccia. Ma soprattutto che la foresta sta morendo, i fiumi si stanno seccando, gli animali stanno scomparendo a causa della deforestazione della foresta portata avanti dal governo federale brasiliano – Adriano Karipuna, leader del popolo indigeno Karipuna de Rondonia

La storia di Adriano Karipuna è particolare, perché insieme ad altri capi indigeni si è fatto testimone delle istanze di questi popoli e per combattere le politiche di Bolsonaro nel 2018 ha denunciato all'ONU le azioni di deforestazione e gli incendi, che hanno sconvolto la cultura dei Karipuna.

"Per queste azioni ho avuto delle brutte conseguenze, perché mi hanno minacciato di morte e hanno minacciato la mia famiglia e i miei figli", racconta Adriano Karipuna, spiegandoci che i popoli indigeni da anni stanno combattendo contro i cercatori d'oro illegali, i "garimpeiros" e il governo brasiliano.

Infatti, se i primi per trovare l'oro inquinano i fiumi con il mercurio, rovinando l'ambiente e distruggendo la biodiversità, il governo brasiliano ha contribuito ad accrescere questa attività con la legge 191, che legalizza l'estrazione mineraria"Da quando Jair Bolsonaro è diventato Presidente del Brasile, nel 2019, la deforestazione amazzonica è aumentata del 75,6 per cento, gli allarmi per gli incendi forestali sono cresciuti del 24 per cento e le emissioni di gas serra del Paese sudamericano sono aumentate del 9,5 per cento", denuncia l'ONG GreenPeace.

La deforestazione intorno al territorio Karipuna

Indigeni, popoli minacciati e accerchiati dalla caccia a nuove risorse, devono combattere anche contro i grandi proprietari terrieri, che stanno portando avanti un'annosa battaglia: il "marco temporal", il diritto originario alla terra. I proprietari terrieri sostengono che gli indigeni avrebbero il diritto di occupare i territori in cui risiedono solo se erano lì da prima del 5 ottobre 1988, giorno della promulgazione della Costituzione brasiliana.

Le battaglie che stiamo portando avanti riguardano la legge 191, che legalizza l'estrazione mineraria, e il 490 sul "marco temporal" e il diritto alla terra dei popoli indigeni.

Ma quali sono le conseguenze di questi progetti? Adriano Karipuna racconta che "l'integrità fisica dei Karipuna e dei popoli isolati è minacciata, attualmente non viviamo in pace a causa di queste azioni di deforestazione per via del progetto criminale del governo brasiliano". Le prove della continua deforestazione sono visibili a occhio nudo, dai satelliti spaziali fino alle ultime intenzioni di Bolsonaro di voler sottrarre ulteriori territori della foresta amazzonica ai popoli indigeni, cambiando la definizione di Amazzonia.

Insomma, immagina di andare al primo fiume o mare vicino a casa tua e non trovare più pesci o, nel peggiore dei casi, trovarli prosciugati. Ecco, questo è esattamente quello che stanno passando i popoli indigeni dell'Amazzonia. "Non ci sono persino più i pesci a causa della deforestazione, e i cinghiali che costituivano la base della nostra alimentazione non ci sono più per via dei continui incendi". 

La situazione è in continuo peggioramento, e anche se le ONG cercano da anni di salvare l'Amazzonia c'è sempre più bisogno di una denuncia a livello istituzionale, di nuove leggi europee che regolino meglio l'importazione dei prodotti che provengono dal Brasile, e soprattutto di più consapevolezza da parte dei cittadini quando acquistano i prodotti alimentari.

Dobbiamo proteggere tutto questo, dobbiamo proteggere la foresta perché ciò non succeda più, se non vogliamo che sia solo un ricordo – Adriano Karipuna