
Keizoku wa chikara nari, ovvero "perseveranza è forza", dice un proverbio giapponese. Questa è a tutti gli effetti una storia di perseveranza e di lotta. In Giappone esiste un'isola che fino a poco tempo fa veniva chiamata "l'isola dei rifiuti", l'isola di Teshima. Il perché è facilmente immaginabile: in quest'isola avveniva uno degli scarichi più inquinanti di materiale tossico.
Fosse solo per questo potremmo dire che ormai purtroppo ci siamo quasi abituati a queste notizie, ma questo caso non è proprio come gli altri. Lo scarico dei rifiuti in tutti questi anni è avvenuto anche in maniera illegale.
Batterie, scorie, pneumatici. Tutto deturpava il paesaggio dell'isola, sia a terra che sul mare. Al loro posto, ora, un museo con le foto della spazzatura, per sensibilizzare sul fatto che i disastri ambientali possono avvenire ovunque e in ogni momento se non si fa abbastanza attenzione. E poi incredibilmente fragole e olio d'oliva e piste ciclabili.
Per capire la gravità del livello di inquinamento sull'isola di Teshima, basti pensare che i suoi abitanti indossavano una maschera molto spesso, e non era di certo per un'emergenza sanitaria. Il motivo è che questi rifiuti venivano bruciati all'aria aperta, rendendo l'ambiente invivibile.
Tutto era partito nel 1975, quando la società Teshima Comprehensive Tourism Development ha ottenuto l'approvazione per importare rifiuti industriali sull'isola. Nonostante i cittadini fossero contrari alla decisione, il loro parere è rimasto ignorato per anni. Pezzi di automobili, petrolio, PCB e altri materiali tossici venivano giornalmente sversati sull'isola, rifiuti che poi con il tempo hanno inquinato il mare circostante.
Oltre al danno, anche la beffa. Quando i cittadini di Teshima hanno richiesto a Tadao Maekawa, l'allora governatore della prefettura di Kagawa, di trovare una soluzione sono stati accusati di essere "egoisti" e di non pensare al bene del Paese. Così i cittadini dell'isola hanno capito che la questione doveva uscire dalla sfera locale, per farne un caso. Hanno marciato sul parlamento e hanno organizzato migliaia di manifestazioni e incontri per sensibilizzare. Sei mesi di sit-in fuori dagli uffici del governo hanno portato a risultati positivi.
Così, la polizia nel 1990 ha ispezionato l'isola e arrestato il presidente della società Teshima, Sosuke Matsuura. Al posto del suo ufficio, ora, c'è per l'appunto il museo volto a sensibilizzare sui disastri ambientali.
Dal 2000, inoltre, cittadini e governo stanno lavorando per ripristinare la biodiversità e trasformare l'isola in un polo attrattivo. Questo è un esempio di come la mentalità dei giapponesi sia cambiata nel tempo, passando dal nascondere e sotterrare i rifiuti al capire come gestire il processo di smaltimento senza inquinare l'ambiente circostante.
Oggi Teshima ha 913.000 tonnellate in meno, rifiuti che sono stati rimossi e trasportati sull'isola di Naoshima per il trattamento e il successivo incenerimento. Con la speranza che non succeda a Naoshima una nuova Teshima.