La biopelle: il tuo nuovo paio di scarpe è biologico e rispetta gli animali

Ottenuta da batteri o da lieviti, la nuova similpelle è completamente biologica ed ecosostenibile. Nessun animale viene ucciso per ottenere il tessuto e la lavorazione non inquina le falde acquifere. Un materiale ancora in fase di sperimentazione, ma che presto potresti vedere sulle passerelle.
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Giulia Dallagiovanna 19 Novembre 2018

Un paio di stivali di pelle da un tocco di grinta al tuo look, décolleté ai piedi e sei subito elegante. Un tessuto che è una tentazione. Giubbotti, pantaloni, borse e addirittura copri-agende: quante volte ti sei fermata a fissare una vetrina ammirando ogni diversa tonalità di marrone? Ma c'era un problema: lo sfruttamento degli animali. Stando al Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, la seconda fonte di guadagno degli allevamenti intensivi è proprio la pelle.

Trattato e lavorato a suon di cromo e agenti chimici, questo tessuto inquina le falde acquifere vicino alle concerie e la sua preparazione chiama in causa elevate quantità di combustibili fossili.

E se tutto questo già lo sapevi, avrai probabilmente optato per l‘eco-pelle, ritenendo forse che qualcosa che cominciasse con "eco" non potesse far male all'ambiente. E da un lato è vero, ma si tratta sempre di fibra animale, la cui lavorazione riduce al minimo l'utilizzo di sostanze chimiche ma non interviene per nulla in favore di mucche e vitelli. A non utilizzare per nulla esseri viventi è invece la pelle sintetica. Cruelty free, certo, ma a base di plastica e poco resistente.

Quindi? Come si fa? Sembra che la soluzione sia arrivata grazie alla bio-pelle: non ha origine animale, ma è resistente come il tessuto tradizionale. Diverse aziende si sono inserite nella corsa a quella che potrebbe diventare la prossima rivoluzione della moda etica. Ma anche se il nome è uguale per tutti, il procedimento e il risultato sono piuttosto diversi. Ecco quattro esempi:

La Zoa di Modern Meadow

Un materiale biologicamente simile alla pelle, ma che non prevede la morte di un singolo animale. È quello ottenuto in laboratorio dalla start up americana Modern Meadow, che in realtà esiste dal 2011 e oggi conta 80 dipendenti. Si chiama "Zoa" ed è ottenuta attraverso un processo in cui le cellule del lievito si trasformano in collagene, la componente chiave dell'epidermide. Assemblato in un tessuto fibroso e poi conciato, può avere diversi gradi di resistenza e peso.

Al co-fondatore Andras Forgacs l'idea è venuta dopo un viaggio in Cina, che lo aveva messo faccia a faccia con l'impatto ambientale di crescita e progresso. Aveva già un'idea di come si poteva ottenere la pelle, perché assieme al padre dirigeva Organovo, una compagnia che stampava in 3D derma umano per le ricerche mediche.

"Tutti hanno in mente la sostenibilità", ha detto Forgacs alla Cnn. "Si tratta decisamente di un trend, ma non di uno di quelli destinati rapidamente a finire".

BioCouture e la pelle vegan

Un tessuto che deve crescere. Sembra fantascienza, ma è proprio così. La giovane stilista Suzanne Lee, fondatrice della start up BioCouture, ha lavorato a stretto contatto con alcuni scienziati per trovare un materiale che non provenisse né da fibre animali, né da piante. Si forma infatti a partire dai microbi.

I microrganismi vengono immersi in una soluzione di zucchero, tè verde e lieviti. I batteri si nutrono degli zuccheri e producono cellulosa che piano piano si "appiccica" insieme e forma una pelle di circa 1,5 centimetri di spessore, nel giro di tre settimane. Facile da trattare e anche da colorare, la quantità in eccesso può essere tranquillamente gettata nei rifiuti biodegradabili. L'unico problema? Per ora non è in commercio.

La biopelle di canapa

Vegana è anche la Hemp Bio Leather, prodotta dall'omonima start-up danese. Per produrla si utilizzano gli scarti della lavorazione delle fibre di canapa, ma durante la produzione in laboratorio vengono riciclati anche i rifiuti di agricoltura e industria alimentare. Un tessuto riciclato al 100%.

Non viene trattato con agenti chimici e si utilizza pochissima acqua per ottenere un materiale molto versatile, adatto all'abbigliamento e al rivestimento di sedili di automobili, a confezionare scarpe e a creare accessori.

Scoby-skin, il tessuto sensibile

Può essere usata nella moda, ma anche in campo biomedico e per l'arredamento. Scoby-skin è una pelle formata da batteri e prodotta BIOlogic, un laboratorio di manifattura biologica di Cava de' Tirreni, in provincia di Salerno. Si tratta di un filamento di cellulosa che al tatto assomiglia al tessuto tradizionale. Ma la vera novità è che è sensibile alla conduzione di segnali elettrici.

Chi l'ha ideata, infatti, sta pensando di utilizzarla per realizzare capi d'abbigliamento e oggetti d'arredamento intelligenti. Ad esempio, una poltrona che si adatta perfettamente alla tua schiena. Una sorta di sensore biologico ed ecosostenibile.