
Hai presente la corrida? Quello spettacolo in cui vengono messi dei tori in un'arena per essere infilzati e uccisi? Ecco, la Colombia ha deciso per la sua messa al bando entro la fine del 2027. Mancano ancora due anni e mezzo, ma meglio di niente.
Il Parlamento colombiano ha votato a larghissima maggioranza (93 voti a favore e solo 2 contrari) questo divieto grazie alla ferma posizione del presidente Gustavo Pedro, da sempre oppositore di questo genere di eventi. Questa vittoria arriva dopo sette anni di tentativi falliti, in cui gruppi politici e sociali hanno sostenuto le corride esaltando il loro valore culturale. Ora una risposta è arrivata dal deputato Juan Carlos Losada che ha affermato: "non crediamo che un'espressione di tortura e barbarie possa essere considerata culturale".
La Colombia diventa, quindi, il sesto Paese della regione latinoamericana a eliminare le corride e si aggiunge, quindi, a Brasile, Cile, Argentina, Uruguay e Guatemala. Rimangono ancora ammesse in Perù, Venezuela, Ecuador e Messico, oltre che, in Europa, in Spagna, Portogallo e Francia.
Nelle corride sono impiegati tori allevati per essere aggressivi. Il matador, colui che affronta l'animale nell'arena, deve ferirlo con lance e pugnali e, infine, ucciderlo con un colpo di spada, dopo 20 minuti di atroce sofferenza. Questo evento ha, purtroppo, tradizione secolare e ha ispirato prodotti culturali come canzoni e romanzi ma, negli anni, il benessere animale ha assunto un peso via via maggiore e sempre più persone hanno iniziato a trovare inaccettabile l'uccisione di animali per un puro scopo di intrattenimento.
L'interesse collettivo per le corride sta diminuendo ed è evidente a tutti l'inutile crudeltà che rappresenta questo evento ma questo continua, incredibilmente, a essere sovvenzionato dai fondi europei. Come ha rivelato Food For Profit, il documentario inchiesta di Giulia Innocenzi, il pacchetto della PAC, la Politica agricola comune, viene distribuito in base agli ettari di terreno o sul numero dei capi di bestiame degli agricoltori, senza considerare che fine faranno questi animali. Resta ora da capire se l'Unione Europea vuole continuare a incentivare questa atrocità.