La crisi climatica cambierà il nostro modo di fare sport

A causa del’aumento delle temperature medie globali, in estate sarà sempre più difficile svolgere attività all’aperto, mentre in inverno in molte località montane non potremo più sciare.
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Gianluca Cedolin 15 Ottobre 2021

«Se muoio, ve ne prendete voi la responsabilità?». Con queste durissime parole, il tennista russo Daniil Medvedev, numero 2 al mondo, aveva attaccato gli organizzatori delle Olimpiadi di Tokyo, durante un match giocato con 37 gradi. Negli ultimi Giochi olimpici il caldo estremo ha condizionato le prestazioni e la salute degli atleti e dei lavoratori: circa trenta persone dello staff olimpico hanno avuto dei malori, lievi fortunatamente, e ci sono state gare e competizioni disputate all'aperto con quasi 50 gradi percepiti a causa del caldo e dell'umidità. Persino il nuoto in acque libere è stato complicato, perché l'acqua era troppo calda. È inutile ribadire come tutti questi avvenimenti siano il risultato della crisi climatica da noi prodotta.

È una situazione destinata a peggiorare. C'è già molto allarme per le Olimpiadi del 2028 di Los Angeles, dove le temperature estreme e i possibili incendi potrebbero mettere a repentaglio la salute degli atleti e lo svolgimento delle gare. E che dire dei Giochi invernali? Secondo lo studio Playing against the clock: Global sport, the climate emergency and the case for rapid change, delle 19 città che hanno organizzato fino a questo momento le Olimpiadi sulla neve, ben 10 nel 2050 non potrebbero più ospitarle, a causa della crisi climatica.

In generale, il nostro modo di vivere, e quindi anche di fare sport, cambierà per effetto del riscaldamento globale. Una recente ricerca dell'Università dello Utah, dal titolo Climate change and the demand for recreational ecosystem services on public lands in the continental United States, ha analizzato come negli Stati Uniti il clima modificherà il nostro approccio all'attività fisica. Secondo la ricerca, possiamo aspettarci che gli sport all'aperto in estate diminuiranno del 18% nei prossimi 30 anni, mentre aumenteranno del 5% in primavera e del 12% in inverno. Sostanzialmente, avremo più occasione di fare sport all'aperto nei mesi freddi (perché non saranno più così tanto freddi), ma di estate faremo molta fatica ad allenarci all'aria aperta, perché le condizioni di caldo saranno troppo estreme.

Lo studio ha analizzato i contenuti geolocalizzati dei social media degli ultimi quattordici anni, combinandoli con i dati climatici e notando dei cambiamenti nelle attività scelte dalle persone in funzione della temperatura. Gli sport invernali sono quelli che subiranno più violentemente (e prima) gli effetti della crisi climatica.

Negli Stati Uniti è prevista nei prossimi anni una riduzione dall'84 al 62% dell'innevamento delle montagne e le località sciistiche a minor altitudine rischiano di dover chiudere i battenti, perché potrebbero non avere più abbastanza neve. Questo, certo, aprirà la strada ad attività sostitutive come la mountain bike e le passeggiate, ma se non invertiremo la rotta nella gestione dell'emergenza, sarà difficile che i nostri figli e nipoti riusciranno a sciare. Non è il motivo principale per combattere la crisi climatica, chiaramente, ma è una ragione in più per farlo!