La missione degli scienziati australiani: salvare l’ape verde, sempre più sull’orlo dell’estinzione

Preziosissima per la sua attività di impollinazione, la Xylocopa aerata (questo il nome scientifico dell’ape) è una specie autoctona dell’Australia sud-orientale, ma gran parte del suo habitat è andato distrutto dopo i devastanti incendi della scorsa estate. La sua sopravvivenza è a rischio, e per evitare il peggio è partito un progetto ad hoc.
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Federico Turrisi 17 Luglio 2020

Che gli insetti impollinatori non se la passino bene non è una novità, purtroppo. In Australia la situazione è, se possibile, ancora peggiore. I danni causati dalla siccità e dalla serie interminabile di incendi della scorsa estate (inverno da noi in Italia) sta infatti portando all'estinzione una delle due specie autoctone di ape carpentiere dello stato oceanico, la Xylocopa aerata, detta anche ape verde-oro per la sua caratteristica colorazione (no, la nazionale di calcio del Brasile non c'entra niente).

Questo insetto, molto sensibile alle fiamme, vive soltanto nell'Isola dei Canguri, a sud del Paese, e in alcune aree protette dello stato del Nuovo Galles del Sud, la regione più colpita dai roghi dell'estate 2019-2020. La sua estinzione nello stato di Victoria invece si è registrata già nel 1938. Non produce miele, ma svolge un ruolo cruciale all'interno dell'ecosistema australiano attraverso l'attività di impollinazione di diverse specie di piante. Il punto è che per nidificare utilizza il legno (da cui il soprannome di ape carpentiere), un materiale infiammabile come sappiamo. Ma se i roghi distruggono tutto ciò che incontrano l’ape non trova più luoghi per la riproduzione e dunque si avvia sulla strada del declino.

Consapevoli del fatto che se l'ape carpentiere verde dorata dovesse scomparire sarebbe una gravissima perdita, i ricercatori della Flinders University e dell’Università di Adelaide, in Australia, hanno dato vita a un progetto per la conservazione della specie, che prevede anche l’installazione di nidi artificiali di legno e un supporto floreale volto a garantire la sopravvivenza di questi insetti. Molto però lo dovremo fare noi come genere umano. È chiaro che la causa di ondate di calore sempre più lunghe in estate e di altri fenomeni connessi come l'indebolimento della vegetazione e l'aumento dei roghi sia da attribuire al cambiamento climatico. Abbassare le nostre emissioni di gas serra, in fondo, è un altro modo per tutelare gli animali e noi stessi.