
La pesca del tonno rischia di compromettere la popolazione dei cetacei presenti nell'Oceano Indiano: i numeri sono stati confermati da uno studio pubblicato su Endangered Species Research. Secondo i dati raccolti le catture del tonno avvengono con l'utilizzo di reti da posta derivanti utilizzate per i pesci pelagici: si tratta di esemplari pescati in mare aperto e anche nelle zone più profonde dei grandi laghi. Questo tipo di reti è vietato dalle leggi europee per evitare danni ecologici. Con questa tecnica, infatti, si rischia di catturare specie a rischio.
Le reti da posta derivanti sono illegali dal 2002 in Italia perché causano la morte di mammiferi marini e tartarughe. Si utilizzano per pescare anche il pesce spada e sono state create come una vera e propria prigione da cui è difficile fuggire: le reti possono muoversi seguendo le correnti del mare.
I ricercatori hanno analizzato i metodi di pesca del tonno in India, Pakistan e Sri Lanka dal 1981 al 2016. I risultati dello studio mostrano che oltre 4 milioni di piccoli cetacei muoiono a causa degli accessori da pesca commerciali: a serio rischio migliaia di delfini. I dati però non conteggiano gli animali catturati e uccisi in mare aperto, ma soltanto quelli trainati dalle reti sulla terraferma. Nel 2006 oltre 100mila cetacei, in maggioranza delfini, sono stati catturati con reti da posta commerciali. Un impatto ambientale devastante per i grandi cetacei che restano gravemente feriti dalle reti da pesca e in molti casi non riescono a sopravvivere.