La Provincia autonoma di Trento vuole abbattere l’orso MJ5: ma è davvero un orso pericoloso?

Non è solo questione di essere contrari all’abbattimento “facile” di un orso che forse tanto pericoloso non lo è, quanto lavorare sulle basi di una convivenza tra uomini e animali selvatici, avvalendosi della tecnologia e di efficaci canali di informazione.
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Gaia Cortese 13 Marzo 2023

Abbattere o non abbattere un orso. Si discute di questo, ma non sullo scarso impegno dimostrato finora nel voler creare i presupposti di una reale convivenza tra uomo e animali selvatici.

Nel 1996 il Parco Adamello Brenta in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e l’Istituto nazionale della Fauna Selvatica ha avviato il Life Ursus, un progetto finanziato dall’Unione Europea con lo scopo di dare vita a un certo nucleo di orsi bruni nell’area del Trentino occidentale e nelle provincie di Bolzano, Sondrio e Verona. Il progetto ha funzionato, anche bene, e ad oggi gli orsi non mancano tant'è che a volte accade che qualche uomo ci si imbatta pure.

Diversi giorni fa un escursionista di 38 anni è stato ricoverato in ospedale dopo essere stato aggredito da un orso, identificato come MJ5. Nato nel 2005 da Maja e Joze, orsi sloveni che hanno dato avvio al progetto Life Ursus sulle Alpi, MJ5 è un maschio di 18 anni che in questi ultimi anni ha frequentato soprattutto la zona del Brenta meridionale, senza tuttavia dimostrarsi mai pericoloso o "problematico".

Tuttavia, in seguito all’aggressione di qualche giorno fa in Val di Rabbi, oggi MJ5 è ritenuto un orso problematico, quindi condannabile dalla Provincia autonoma di Trento all’abbattimento.

“Ancora una volta la Provincia autonoma di Trento prende una decisione autonoma e illegittima che non li compete – ha commentato Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente -. Non spetta, infatti, alla provincia decidere che tipo di intervento mettere in campo tanto meno quello di condannare a morte un orso, come sta accadendo per l’esemplare MJ5 che ha aggredito nei giorni scorsi un uomo in Val di Rabbi. L’errore che commette il presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti è quello di interpretare in maniera estensiva la possibilità prevista dal PACOBACE (Piano d’azione interregionale per la tutela dell’orso bruno sulle alpi centro-orientali) di intervenire con azioni di controllo volte a risolvere i problemi e/o limitare i rischi connessi alla presenza di un orso problematico. Ma tale decisione non spetta alla Provincia autonoma di Trento, bensì all’Ispra che deve esprimere un parere nel merito, poi la decisione finale la prenderà il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica”.

Dalla parte di Legambiente si schiera anche Gian Marco Prampolini, Presidente LEAL (Lega Antivivisezionista Onlus) che ha così commentato la notizia: “Non possiamo accettare che i selvatici siano vittime di politici e del giustizialismo. Siamo pronti con ricorsi e denunce se MJ5 dovesse essere ferito, ucciso o recluso. I selvatici sono più che mai vittime della politica, di chi non attua le regole base per salvaguardare la sicurezza degli uomini e la vita degli animali. A partire da regole di comportamento da impartire ai cittadini di ogni età per un escursionismo sicuro, con e senza cani al seguito, sulle modalità di rapportarsi con la fauna selvatica, al corretto smaltimento dei rifiuti e alla collocazione dei cassonetti anti orso”.

Ed è proprio a queste regole che si appella anche OIPA Trento, sottolineando come, oltre ad un progetto di ripopolamento di animali come lupi e orsi, dovrebbero mancare delle iniziative per creare delle basi solide per una convivenza serena tra uomo e animali selvatici. 

Si discute di abbattimento o meno quando, per evitare di arrivare a questo punto, si dovrebbero attivare validi canali informativi in merito: manca infatti una corretta formazione nelle scuole e non si sfrutta l'uso della tecnologia per un efficace monitoraggio degli animali o per sistemi di dissuasione acustici e ottici per allontanare la fauna dall’abitato.

Andrea Pugliese, presidente di Legambiente Trento, ha spiegato come "il progetto Life Ursus con la reintroduzione dell'orso bruno nelle aree del Brenta, dove era in via di estinzione, è stata un'iniziativa importante dal punto di vista ecologico, riportando una specie iconica sulle Alpi Centrali, e ha avuto anche importanti ricadute sull'immagine del territorio. Purtroppo negli ultimi anni la politica locale ha preferito enfatizzare i pericoli provocati dagli orsi, anziché aiutare a costruire la convivenza dell'uomo con i grandi carnivori, sulla base di protocolli scientifici. L'attacco diretto a un uomo (a cui vanno certamente i nostri auguri), avvenuto nei giorni scorsi a Rabbi, è un episodio previsto dal Pacobace, dopo il quale gli esperti dell'Ispra potranno prevedere azioni diverse, fra le quali l'abbattimento è solo un caso estremo. Pensiamo che sia opportuno avere prima di tutto un parere tecnico e solo a valle valutare l'intervento più adeguato".