
I cittadini italiani si sono già espressi sul nucleare, con il referendum del 1987 e con quello del 2011, e hanno preferito dire "no, grazie". Ora la richiesta è di ascoltare il loro parere anche per quanto riguarda le centrali francesi. Il ministro dell'Ambiente italiano Sergio Costa e il sottosegretario Roberto Morassut hanno deciso di raccogliere l'appello lanciato da Greenpeace Italia e hanno inviato una nota ufficiale al governo francese, chiedendo di permettere anche alle italiane e agli italiani di poter partecipare alla consultazione pubblica – aperta dall'ASN (ovvero l’Autorità per la Sicurezza Nucleare francese) lo scorso 3 dicembre – sul prolungamento di altri dieci anni dell’attività di 32 reattori nucleari presenti sul territorio transalpino. Stiamo parlando in particolare di quelli più vecchi, quelli hanno già raggiunto, o raggiungeranno entro il 2030, i quaranta anni di operatività.
"Che cosa ce ne importa dei reattori nucleari francesi?'", potresti pensare. Per risponderti, partiamo da una semplice considerazione: l'inquinamento non tiene conto dei confini geopolitici. Per questo, quando un governo avvia una consultazione pubblica su un tema così delicato come l'energia nucleare, è giusto tenere in considerazione anche il parere dei cittadini dei Paesi confinanti. A ribadirlo è la convenzione di Espoo, adottata nel 1991 e sottoposta a successivi emendamenti.
In base a questo documento, i governi devono garantire la possibilità anche ai cittadini degli Stati confinanti di partecipare a una procedura di consultazione su progetti pubblici e privati che potrebbero avere un impatto ambientale transfrontaliero di un certo rilievo. Questo per un motivo molto semplice: io cittadino italiano potrei sentirmi "minacciato" da quello che accade in uno Stato vicino, e pertanto ho il diritto di potermi esprimere a riguardo di una iniziativa che potrebbe in qualche modo danneggiarmi.
"È piuttosto ovvio che cittadine e cittadini italiani siano «parte interessata» in questa consultazione pubblica", sostiene Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. "L'organizzazione ambientalista – si legge in un comunicato – si augura che cittadine e cittadini italiani colgano rapidamente questa opportunità per far sentire la propria voce sull’ipotesi di estensione della licenza dei vecchi reattori nucleari operanti da ormai quaranta anni vicino ai nostri confini".