La Coldiretti ha stimato che a causa dei rincari energetici e della siccità la spesa per le famiglie italiane aumenterà di 650 euro. Questo perché il fenomeno siccità continua a colpire diverse zone del nostro Paese, nonostante il tema sia diventato secondario a livello mediatico. Non lo è per gli agricoltori, i contadini, le imprese e a breve non lo sarà nemmeno per gli italiani. Oltre a dover affrontare i consistenti costi dovuto ai rincari dell'energia, diverse aziende italiane durante le prime due settimane di luglio hanno affrontato una produzione con una temperatura maggiore di 3° rispetto alla norma. La situazione persiste ed è arrivata a colpire anche le grandi aziende, come Mutti e Franciacorta.
“Per sostenere l’agricoltura italiana ed europea è fondamentale intervenire con misure specifiche a favore delle filiere in crisi duramente colpite dalla siccità e dai rincari”, ha detto Ettore Prandini “si rischia lo smantellamento di importanti attività agricole e di allevamento con effetti drammatici sul piano economico, occupazionale, ambientale e della sovranità alimentare".
Si era parlato negli ultimi mesi di un piano invasi, è una proposta che arriva da ANBI e Coldiretti, che da tempo chiedono ai governi di intervenire per dotare il nostro Paese di una rete nazionale di accumulo dell'acqua piovana. Nulla di fatto, al momento. Intanto, rispetto alla media, in Lombardia l'Anbi segnala che le risorse idriche scarseggiano oltre il 53%. Le portate dei fiumi sono ai livelli minimi e a rischio c'è l'esistenza stessa di alcuni laghi. L'Anbi Lombardia comunica inoltre che nel 2022 gli effetti della siccità e delle alte temperature sono costate alle imprese agricole lombarde quasi mezzo miliardo di euro.
Uno scenario che si sta verificando anche nel Friuli Venezia-Giulia e in Piemonte. Mentre in Friuli da inizio ottobre Udine, Pordenone e Trieste non sta piovendo in maniera significativa, aumentando il rischio idrogeologico sui corsi d'acqua, in Piemonte si verifica una persistente situazione di "asciutta" dei corsi d'acqua.
Secondo l'ultimo rapporto Istat sul Benessere equo e solidale dei Territori (BES), sono 54 le provincie italiane dove l'indice di giorni consecutivi senza pioggia è superiore alla mediana del periodo 1981-2010. "Il maggior valore si riscontra nel Sud Sardegna e a Cagliari con uno scarto di più di 20 giorni. Ad Agrigento e Trapani si osservano le più forti riduzioni con variazioni negative rispettivamente di -15 e -14,2 giorni".
In attesa del prossimo esecutivo, il governo in carica ha predisposto una somma pari a 3,9 miliardi di investimenti da impiegare per le infrastrutture idriche, di cui 2,9 miliardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), "finalizzati a potenziare e migliorare l’efficienza del sistema idrico nazionale e fare fronte agli effetti della crisi climatica".
Il Mezzogiorno dovrebbe diventare il protagonista di questi investimenti, al Sud Italia infatti è destinato un fondo pari a 2,3 miliardi di euro. Il ministro Giovannini ha predisposto una serie di interventi che prevedono anche l'utilizzo di fondi Pnrr.
Nello specifico, "il 44% degli interventi riguarda il potenziamento delle infrastrutture (991 milioni), il 41% l’adeguamento delle infrastrutture esistenti (779 milioni), il 10% l’adeguamento sismico e la messa in sicurezza delle infrastrutture (121 milioni), mentre il restante 5% prevede la realizzazione o il potenziamento del volume degli invasi (108 milioni). Il 38,4% delle risorse è destinato a progetti per l’utilizzo potabile della risorsa idrica, con la realizzazione di 1.282 km di infrastrutture, di cui 975 per nuove condotte. Il restante 61,6% è destinato all’utilizzo irriguo o misto, con un’incidenza sulle superfici irrigue interessate pari a circa il 15% del totale nazionale. Ulteriori 900 milioni sono destinati a progetti per il potenziamento della rete di distribuzione idrica, con l’obiettivo di ridurre le perdite e aumentarne l’efficienza".
Con la caduta del governo Draghi però il nuovo esecutivo dovrà riprendere in mano diversi dossier, con la legge di bilancio da approvare sia Coldiretti che Anbi sperano che un'urgenza del genera finisca in secondo piano.