La termite Kamikaze che esplode per proteggere il nido: l’incredibile fenomeno

Le termiti Neocapritermes taracua anziane si sacrificano per difendere la colonia. Producono un particolare enzima accumulato in sacche dorsali, che rilaciano in caso di pericolo, anche se ciò comporta la loro morte.
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Vincenzo Borriello 26 Settembre 2024

La sopravvivenza della specie spesso richiede veri e propri sacrifici, è il caso, per esempio, delle Neocapritermes taracua. In questa specie sono stati osservati dei comportamenti da parte degli esemplari più anziani, tali da far parlare di termiti kamikaze. Il motivo è semplice, le termiti anziane sacrificano la loro vita “facendosi esplodere” per proteggere la colonia dagli attacchi dei predatori. La Neocapritermes taracua è una termite che vive nella Guyana francese. Il loro particolare meccanismo di difesa fu osservato nel 2012 da un team di ricercatori dell’Istituto di chimica organica e biochimica di Praga. I ricercatori osservarono che in caso di pericolo, le termiti fanno esplodere un enzima accumulato in sacche che si trovano sul dorso.

Che cos’è la termite kamikaze?

Questo comportamento, riscontrato anche in altre specie, si chiama “Autothysis” ed è noto anche come “altruismo suicida”. Il termine “authothisi” fu usato per la prima volta da Ulrich Maschwitz e Eleonore Maschwitz nel 1974 per descrivere il meccanismo difensivo di “Colobopsis saundersi”, una specie di formica.

La Neocapritermes taracua nel corso della sua vita produce un enzima che poi accumula in sacche che si trovano sulla schiena. Gli esemplari anziani, in particolare, hanno le sacche più piene rispetto alle termiti giovani. Quando il termitaio è in pericolo, le termiti operaie anziane, consapevoli di essere meno efficienti e pertanto sacrificabili per il bene della specie, fanno esplodere le sacche.

L’enzima esplosivo: come funziona?

Una seconda ricerca condotta in tempi più recenti da un altro team dell’Istituto di chimica organica e biochimica di Praga, ha permesso di scoprire quanto segue: le termiti utilizzano la laeccasi (sigla BP76), un enzima facente parte della classe delle ossidoreduttasi. La Neocapritermes taracua rompe le sacche contenenti l’enzima mischiandolo con altre secrezioni prodotte dalle ghiandole salivari. Il risultato è un liquido appiccicoso che investe i predatori, immobilizzandoli, spesso, uccidendoli.

L'enzima BP76 possiede un meccanismo particolare che lo mantiene stabile. Questo sistema funziona come un "fermo" e si basa su un legame potente tra due aminoacidi differenti. Grazie a questo, l'enzima rimane inattivo finché è conservato nelle apposite cavità dell'organismo. Tuttavia, quando l'enzima viene liberato, questo "fermo" si sblocca. Di conseguenza, l'enzima diventa attivo e può interagire con altre sostanze. Questa reazione provoca l'esplosione dell'esemplare che lo contiene.