La transizione industriale sostenibile che fa bene all’ambiente, ma anche alle imprese

L’inquinamento industriale costa all’Europa ogni anno tra i 277 e i 433 miliardi di euro, che dipendono dal 2% dei sistemi produttivi europei.
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Beatrice Barra 22 Aprile 2022
Intervista a Prof. Davide Chiaroni Esperto in economia circolare e modelli di business per ambiente e territorio

Sapevi che l'inquinamento industriale costa all'Europa ogni anno tra i 277 e i 433 miliardi di euro? Questi numeri elevati, lo sembrano ancora di più se si specifica che dipendono da poco più di 200 siti, quindi dal 2% dei sistemi produttivi europei. Per questo motivo il Green Deal – il patto verde stilato dalla Commissione europea e mirato al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 – ha inserito tra i suoi obiettivi principali la Transizione Industriale Sostenibile, intesa come un cambiamento della filiera produttiva e delle modalità di smaltimento di rifiuti da parte delle imprese. Questo processo, come ci spiega il Professore di economia circolare e modelli di business per l'ambiente e il territorio Davide Chiaroni, si fonda su tre pilastri: "Il primo è l'economia circolare, il secondo è l'efficientamento energetico e il terzo è quello di una produzione che faccia uso di fonti rinnovabili".

Per quanto riguarda il riciclo, secondo il report di Green Italy, l'Italia è al primo posto in Europa con il 79,3% dei rifiuti urbani e industriali smaltiti correttamente, a fronte di una media europea del 49%. Tra le regioni, la Lombardia si classifica al primo posto con oltre 90mila imprese che hanno investito in tecnologie green, ovvero il 20% del totale nazionale. Infatti, come ha spiegato il Presidente dei giovani imprenditori lombardi di Confindustria Jacopo Moschini, "il 43% delle industrie della regione sta investendo in tecnologie per la gestione circolare dell'energia, dei trasporti e dei rifiuti". I segreti di questo successo sembrano essere: il cambio del paradigma culturale dominante – che vede la transizione industriale sostenibile come dannosa dal punto di vista economico-finanziario per le aziende – da un lato, e una "transizione meno ideologica e più pragmatica", dall'altro.

Per aiutare le aziende a rispettare i goals previsti dall'agenda europea e gli obblighi etici nei confronti del pianeta, il governo ha deciso – con il decreto interministeriale del 1 dicembre 2021– di stanziare un "Fondo per la crescita sostenibile" da 750milioni di euro. "Ovviamente questi soldi non bastano per portare a termine tutti gli obiettivi", specifica il Professore Chiaroni, ma possono essere un tassello della soluzione, uniti ai fondi stanziati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

La Transizione Industriale Sostenibile gioverebbe a tutti i soggetti interessati. All'ambiente, messo in ginocchio da un uso eccessivo di fonti non rinnovabili e dal cambiamento climatico. All'economia nazionale, segnata dalla dipendenza energetica da altri Paesi e acuita dal conflitto tra Russia e Ucraina. E, ultimo ma non per importanza, alle imprese. Devi sapere, infatti, che otre ad essere necessaria, la svolta sostenibile a livello industriale è anche una grande occasione per gli imprenditori. Da un lato, per la creazione di una brand identity credibile e rispettabile in un momento in cui il tema della sostenibilità è sotto i riflettori a livello mondiale. Dall'altro, per i benefici economici che ne derivano. I dati lo dicono forte e chiaro:  le aziende che hanno investito nel green hanno registrato un aumento di produttività e fatturato, rispetto a quelle che non lo hanno fatto. Se sul breve periodo gli investimenti economici per la trasformazione delle filiere produttive sono considerevoli, a lungo termine l'uso di risorse sostenibili giova anche alle tasche degli imprenditori.