La UE prepara una maxi tassa sul tabacco: sigarette, sigari ed e-cig verso rincari record

La Commissione UE propone una riforma fiscale sul tabacco: rincari fino al 1.000%, parte delle accise finirà a Bruxelles. Scoppia la protesta dei governi.
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Redazione 17 Luglio 2025

La Commissione europea si appresta a introdurre una delle riforme fiscali più radicali degli ultimi tempi, con al centro una nuova tassazione su tutti i prodotti del tabacco. Non solo sigarette tradizionali, ma anche tabacco trinciato, sigari, bustine di nicotina e dispositivi elettronici come e-cig e tabacco riscaldato.

L’obiettivo dichiarato è duplice: scoraggiare il consumo di prodotti nocivi e allo stesso tempo rafforzare le entrate dell’Unione Europea. Ma il piano prevede aumenti pesanti, che potrebbero tradursi in rincari superiori al 20% per i consumatori finali.

L’Ue vuole accise più alte (e una parte del gettito)

Secondo documenti interni ottenuti da Euractiv, la Commissione starebbe valutando un raddoppio (o più) delle accise sul tabacco. Oltre all’impatto economico, la vera novità è che una parte di queste tasse, attualmente trattenute interamente dai singoli Stati, verrebbe destinata direttamente al bilancio dell’UE.

Un’ipotesi che sta già sollevando critiche e tensioni tra i governi nazionali, che temono di perdere autonomia fiscale e risorse cruciali.

Quanto aumenterebbero i prezzi? Ecco le stime

Secondo le proiezioni riportate dalle bozze preliminari:

  • +139% per le sigarette
  • +258% per il tabacco trinciato
  • +1.090% per i sigari
  • Anche i prodotti alternativi, come e-cig e tabacco riscaldato, subirebbero nuove imposizioni fiscali. In media, si prevede un rialzo dei prezzi al dettaglio di oltre il 20%, con un impatto sull’inflazione stimato intorno allo 0,5%.
    In Italia, ad esempio, un pacchetto di sigarette potrebbe costare oltre un euro in più rispetto ad oggi.

15 miliardi all’anno: il tesoro che Bruxelles vuole per sé

Oltre ai rincari, a far discutere è la ridefinizione del meccanismo di incasso delle accise: circa 15 miliardi di euro all’anno, che finora andavano ai bilanci nazionali, potrebbero in futuro essere incanalati verso l’Unione Europea.

Una mossa che rientra nella strategia Ue per creare nuove “risorse proprie”, da inserire nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale, in vigore dal 2028. La proposta dovrebbe essere formalizzata a partire dal 16 luglio, con la pubblicazione di 17 documenti programmatici.

I governi si oppongono: “Un attacco alla sovranità fiscale”

Le reazioni dei Paesi membri non si sono fatte attendere. Molti Stati ritengono inaccettabile che Bruxelles possa gestire direttamente una parte del gettito fiscale nazionale.

Tra i più critici c’è la Svezia, che ha puntato da anni su strategie alternative al fumo tradizionale, come lo snus (tabacco in bustina senza combustione), che ha portato a una significativa riduzione dei fumatori e della mortalità legata al tabacco.

La ministra svedese delle Finanze, Elisabeth Svantesson, ha definito il piano “completamente inaccettabile”, sottolineando che le entrate fiscali devono restare sotto il controllo dei singoli Stati.

Rischi reali: contrabbando e calo degli incassi

Oltre alla battaglia politica, emergono timori concreti legati alle conseguenze economiche. In passato, aumenti troppo rapidi delle accise in Paesi come la Francia hanno spinto i consumatori verso il mercato nero del tabacco, con un impatto negativo sulle casse statali.

Secondo un funzionario europeo sentito da Euractiv, “il pericolo è che il gettito diminuisca invece di aumentare, vanificando l’intera riforma”.

Il tabacco divide l’Europa

Il piano della Commissione è solo all’inizio, ma si preannuncia altamente divisivo. La questione intreccia salute pubblica, equilibri fiscali e poteri istituzionali.
Se l’Ue dovesse ottenere una fetta delle accise sul tabacco, potrebbe aprirsi la strada per altri settori, con potenziali impatti futuri su alcol, bevande zuccherate e carburanti.

Nel frattempo, fumatori e produttori osservano con preoccupazione: i primi per l’aumento dei prezzi, i secondi per l’eventuale calo delle vendite. E i governi si preparano a dare battaglia in sede europea.