La Via degli Dei: non solo un cammino, ma una vera e propria metafora della vita

Il cammino è una metafora della vita. Mentre vai avanti per la tua strada incontri persone che ti accompagnano per un tratto e poi chissà se le rivedrai o meno. Lo zaino? La tua zavorra di pensieri. Sharon Sala, fotografa freelance ha compiuto la Via degli Dei la scorsa estate e ci racconta tutto quello che questa esperienza le ha donato.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gaia Cortese 5 Novembre 2018

Un fiume di parole in piena. Ascoltare Sharon che racconta il suo primo cammino è coinvolgente e inebriante. Quanto deve esserlo stato percorrere, chilometro dopo chilometro, la Via degli Dei, un cammino di 125 km che porta da Bologna a Firenze, attraverso l'Appennino Tosco-emiliano.

"Sono sempre stata dell'idea che ci sono esperienze che almeno una volta nella vita vanno fatte. Il cammino è una di queste, perchè un conto è un'esperienza fatta e raccontata da una persona, un conto è viverla in prima persona – racconta Sharon Sala, fotografa freelance, protagonista di questo racconto -. Quando quest'anno ho deciso di fare un cammino, mi sono imbattuta nella guida della Via degli Dei. L'idea era di partire da sola: la Via degli Dei è un cammino di pochi chilometri, ho pensato che se mi fosse successo qualcosa, non sarei stata poi così lontana da casa. Mi sembrava una cosa più fattibile. Non avevo ancora stabilito una data per partire, ma parlando con una mia conoscente, Caterina, life-coach di professione, abbiamo deciso di partire insieme.

Sono una persona aperta, una "yes woman", e dico volentieri di sì alle esperienze perché sono quelle che ci fanno crescere di più. Caterina ed io siamo state molto chiare l'una con l'altra fin dall'inizio: non avremmo camminato per forza insieme lungo le tappe, avremmo rispettato i nostri tempi, senza dover fare per forza tutto insieme.

Alla fine abbiamo camminato sempre insieme. Da essere quasi due sconosciute, siamo diventate amiche. Nel cammino non sei mai solo. E' inevitabile incontrare altri pellegrini, e da qui nascono delle belle amicizie. Nel primo B&B dove ci siamo fermate abbiamo conosciuto Antonio; la mattina successiva lo abbiamo salutato augurandogli buon cammino per poi incontrarlo di nuovo a pranzo. Alla sua domanda "Posso fare un po' di chilometri con voi?", abbiamo ripreso insieme il cammino e da li siamo sempre stati insieme. Nei cammini succede questo. Tappa dopo tappa, abbiamo formato un gruppo di 8 persone. Non ho mai camminato da sola, intendo fisicamente, ma riesci comunque a stare da solo con te stesso anche camminando con altre persone: il gruppo si distanzia, ognuno ha un passo diverso, chi ti supera, poi ti aspetta, ma non mancano momenti in cui ti trovi completamente da solo con te stesso e con i tuoi pensieri.

Perchè lo zaino devi portartelo tu!

Il cammino è una metafora della vita. Nel corso della vita incontriamo continuamente delle persone, le lasciamo per poi forse ritrovarle. Con alcune di queste ci troviamo bene, con altre meno. Durante il cammino è lo stesso. Qualcuno decide di camminare con te giorno dopo giorno, qualcuno è più veloce, qualcuno preferisce procedere più lentamente.
Durante il cammino scopri il grande sostegno che ti viene dato nei momenti di difficoltà, anche da parte di sconosciuti: dopo due giorni che camminavo ho dovuto cambiare le scarpe per il male che mi facevano; poi mi sono venute delle vesciche e c'è chi mi ha curato con ago e filo.
Una cosa però me la sono chiesta: come mai nessuno si offre di portarti lo zaino quando sei in difficoltà? Anche questa è una metafora. Lo zaino è tutto il tuo bagaglio. E dentro quel bagaglio c'è tutto: i tuoi pregiudizi, le tue paure, le tue esperienze… è la tua zavorra. Nessuno si fa carico del tuo zaino, perche quella zavorra te la porti tu."

Camminare non è fare trekking

"Fortunatamente a me lo zaino non è mai pesato, non ho avuto mal di schiena o mal di spalle. Scaricavo bene il peso sulle braccia aiutandomi con i bastoncini. Oltretutto 3 mesi prima ho iniziato ad allenarmi. Come? Camminando. All'inizio senza zaino, poi con lo zaino vuoto. Poi ho iniziato ad aggiungere un chilo alla volta, fino ad arrivare a 10 chili e a camminare anche 15 km alla volta.
A volte sono andata al Parco Lambro per fare un po' di dislivello: la Via degli Dei è tutta Appennini, tutta un saliscendi. Camminare e fare trekking sono due cose completamente diverse: un conto è uscire a fare trekking la domenica, altra cosa è camminare per 25 km per 6 giorni di fila. Noi ci svegliavamo alle 6 del mattino e dopo un'ora iniziavamo a camminare, anche 8-10 ore al giorno."

Finalmente (ma ne siamo sicuri?)… Firenze

"L'emozione all'arrivo non è facile da descrivere. Forse sono più le emozioni che avverti durante il cammino. All'arrivo, quando raggiungi la piazza della Fontana di Nettuno a Firenze sembra una giornata come tutte le altre. Ci ho messo un po' a realizzare. Ho guardato Caterina e ci siamo abbracciate. Le emozioni sono tante. Per goderti il cammino, mentre lo fai, non devi pensare di arrivare alla tappa, ma iniziare a darti piccoli obiettivi, una salita dietro l'altra. E poi una discesa. I piedi che urlano di dolore perchè sono stanchi. L'ho detto prima, il cammino è una metafora della vita.
Io ho affrontato diverse difficolta: vesciche, male ai piedi, momenti in cui non ero sicura di arrivare fino alla fine. Il corpo ha risposto bene a tutto, è più una questione psicologica. Non c'è scarpa giusta o sbagliata. Dipende dal tuo piede. Io sono partita con le scarpe con cui mi sono allenata, le avevo provate per tre mesi, ma un conto è uscire per fare trekking, un'altra cosa è farlo tutti i giorni."

Cosa portare con sè nel cammino

"Sono partita con uno zaino da 50 litri perché avevo con me anche il sacco a pelo; i più esperti di cammini invece avevano uno zaino da 37 litri, decisamente meglio. Cosa occorre per una settimana di cammino? Tre magliette, un paio di pantaloni corti, un paio di pantaloni lunghi, un paio di sandali per riposare i piedi alla fine di ogni tappa, due paia di scarpe, boccettine varie per l'igiene personale, un telo per asciugarsi.
Io tenevo anche sempre un asciugamano sulle spalle tra gli spallacci dello zaino per il sudore e per evitare sfregamenti. Fondamentale la sacchetta di acqua con tubicino per bere: molto più comoda di una borraccia che sarebbe troppo scomoda da recuperare ogni volta. E poi devi sapere dove sono i rifornimenti di acqua lungo il cammino, per regolarti su quanto bevi e quando hai bisogno di riempirti di nuovo la tua scorta personale di acqua.
E poi cerotti, ago, filo, disinfettante: ad ogni tappa c'è una farmacia, ma se ti succede qualcosa durante il percorso, è molto utile avere il necessario con te."

E adesso?

"Fare un cammino ti mette in relazione con il tuo corpo. Grazie a questa esperienza ho fatto cose che non sapevo di poter fare. Arrivi alla tappe che sei stanchissimo, ma la mattina successiva ti accorgi di aver recuperato abbastanza per continuare a camminare.
Sul cammino poi sei focalizzata, pensi solo a quello. Nella vita attuale abbiamo un sacco di input, siamo catturati da un milione di cose, conviviamo con tutto un gran rumore di sottofondo, i social, cosa fanno i nostri competitor sul lavoro, è tutto un gran distrarsi. In un cammino, no. Lì sei focalizzato, entri in contatto con te stesso, tutto il resto del mondo non esiste. La cosa più importante diventa il tuo carattere, a come sei tu come persona, a come ti rapporti con gli altri. Questa cosa bisogna essere in grado di portarsela a casa.
Sapere che ho portato a termine il cammino mi ha aiutato tanto. Adesso mi sento più focalizzata. Sono tornata a casa e ho iniziato a togliere tutto questo rumore di fondo: se apro Facebook, per esempio, mi chiedo se voglio veramente leggere qualcosa, se mi interessa… cosi chiudo subito e mi concentro su altro.
Camminare è una droga perché quando torni pensi gia al prossimo cammino che farai. Il mio sarà nuovamente con Caterina, probabilmente quello di Santiago di Compostela. Ma ho già addocchiato anche quello di San Benedetto, 300 km da Norcia a Subbiaco e Cassino, in 16 giorni.
Il cammino rimane un'esperienza individuale, intima. È un momento per staccare completamente dalla vita di tutti i giorni. Poi magari parti da solo e arrivi a destinazione in compagnia. Antonio, incontrato sul cammino, era partito da solo, poi alla fine lo ha fatto con noi, ma il bello è questo: partire e non sapere cosa aspettarti."

Photo Credits: Sharon Sala