L’Anticiclone delle Azzorre si sta modificando: i periodi di siccità saranno sempre più frequenti

Una ricerca della Woods Hole Oceanografic Institution mostra come l’anticiclone stia diventando più grande e più intenso, alterando il normale susseguirsi delle precipitazioni. E il cambiamento climatico ha accelerato questa trasformazione.
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Giulia Dallagiovanna 25 Agosto 2022

Nonostante le piogge dei giorni scorsi, dalla siccità ancora non ne stiamo uscendo. Le centrali idroelettriche stanno producendo il 40% di energia in meno rispetto agli anni scorsi, mentre la produzione agricola potrebbe risultare inferiore di quasi un terzo. Un problema che non affligge solo l'Italia, ma buona parte di Europa, tra cui soprattutto Spagna, Portogallo e Francia. La ragione di questa calamità, a cui stanno facendo seguito violenti nubifragi e trombe d'aria, è da ricercarsi, almeno per quanto riguarda il Vecchio Continente, in una modifica all'Anticiclone delle Azzorre. Lo rileva una ricerca della Woods Hole Oceanografic Institution, ente privato dedicato allo studio delle scienze marine.

Come saprai, l'Anticiclone delle Azzorre è quello che di norma segnalava l'arrivo dell'estate. Il suo compito è quello di catturare l'umidità dell'Oceano Atlantico e rilasciarla poi sotto forma di pioggia in Europa occidentale, nord Africa e Stati Uniti dell'Est. Solo che questa formazione sta diventando più grande e più intensa. Una trasformazione che prosegue da circa 200 anni, ma che è stata velocizzata dal cambiamento climatico.

Il risultato è la conferma di un fatto di cui ormai dobbiamo prendere atto: i periodi di siccità e le ondate di calore, seguiti da eventi estremi diventeranno sempre più frequenti. Dobbiamo quindi imparare a mitigarne l'impatto e a mettere in atto strategie di adattamento. Raccogliere e utilizzare meglio risorse idriche che saranno sempre più scarse, tanto per cominciare. Imparare a risparmiare acqua ed energia, limitando il più possibile gli sprechi. Costruendo infrastrutture in grado di resistere a eventi atmosferici più violenti del passato.

Il primo passo da compiere però, dalla politica alle aziende, passando per le persone comuni, è quello di comprendere che il nostro sistema di produzione e consumi non è più sostenibile. Non può più essere portato avanti con gli stessi ritmi e le stesse modalità alle quali è arrivato oggi. Il Pianeta non lo regge più.