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L’aria di Roma è il doppio più inquinata di un anno fa: la colpa sarebbe dei freni più che del carburante

Secondo uno studio dell’Ingv e dell’Arpa Lazio, l’impianto frenante delle macchine produrrebbe emissioni metalliche con un impatto ambientale maggiore rispetto ai carburanti.
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Kevin Ben Alì Zinati 5 Ottobre 2021

Auto-inquinamento-lockdown è stato uno degli argomenti che ha tenuto banco durante i primi durissimi mesi di pandemia. Ma sei sicuro che sia la benzina ad impattare così tanto?

Ti ricorderai di quando si diceva che il lato negativo dello stare bloccati in casa e delle chiusure si controbilanciava con la minor circolazione di auto e mezzi sulle nostre strade. Meno concentrazioni di inquinanti sopra la nostra testa e una boccata d’aria pulita per il Pianeta, insomma.

Nel dibattito però trovava spazio una domanda. Ovvero: come mai a Roma (così come in altri luoghi del mondo) una riduzione del traffico veicolare superiore al 50% ha comportato solo una modesta diminuzione dei livelli di PM10 durante il periodo delle restrizioni più dure?

Uno studio condotto dall’Ingv e dall’Arpa Lazio, pubblicato sulla rivista Environmental Pollution e nato proprio della volontà di approfondire il rapporto tra lockdown e livelli di PM10 nell’aria, ha provato a dare una risposta.

E comparando le proprietà magnetiche dei filtri di rilevazione della qualità dell’aria durante e dopo il lockdown, i ricercatori hanno scoperto che la colpa dell'impatto negativo delle auto sul nostro ambiente non è solo del carburante che utilizza ma anche delle emissioni metalliche dovute all’abrasione dei freni.

Secondo i dati raccolti, le emissioni metalliche automobilistiche nella Capitale sarebbero mediamente raddoppiate con la fine del lockdown e delle misure di contenimento più restrittive (durate dal 9 marzo al 18 maggio 2020) rispetto a quando il traffico è tornato in linea con i livelli pre-Covid 19 proprio a causa degli impianti frenanti.

“Le analisi magnetiche hanno avuto un ruolo determinante nella distinzione delle sorgenti naturali e antropiche del particolato atmosferico, dimostrando che livelli stabili di concentrazione del PM10, come quelli mediamente riscontrati durante e dopo il lockdown, possono nascondere importanti variazioni del contenuto di particolato metallico inquinante dovuto al traffico automobilistico” hanno spiegato i ricercatori.

Aggiungendo poi che questi metodi hanno permesso di dimostrare “che l’impatto ambientale delle emissioni da usura dei freni sta ormai superando quello dei particolati dovuti ai carburanti”.