L’aria non è pulita? Te lo dicono gli alberi e le foglie

Da un lato, foglie che diventano più spesse per difendersi dalle emissioni inquinanti. Dall’altro, alberi che raccontano il proprio stato di salute. Quel che è certo è che da oggi in poi, quando si parlerà delle conseguenze dei cambiamenti climatici, si dovrà fare molta attenzione agli effetti che hanno sulle piante.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Giulia Dallagiovanna 22 Ottobre 2018

Foglie più spesse e in grado di assorbire minori quantità di CO2. Secondo uno studio che l'università di Washington ha pubblicato a inizio ottobre, le piante soffrono se l'aria è inquinata e finiscono per influire in negativo sui cambiamenti climatici. Con i processi di fotosintesi clorofilliana e di evaporazione compromessi, entro fine secolo l'uomo potrebbe dover essere costretto a respirare 6 miliardi di tonnellate di carbonio in più.

Proprio per aiutare i ricercatori a capire meglio come il riscaldamento globale sta influendo sugli alberi, in Umbria hanno deciso di lasciare a loro la parola. In una foresta hanno riempito le cortecce di sensori che monitorano i parametri eco-fisiologici come la crescita, il flusso dell'acqua, la respirazione e anche la qualità del fogliame.

CO2 e foglie spesse

Alle elementari ti avranno spiegato la fotosintesi clorofilliana, cioè quel processo per il quale le piante assorbono anidride carbonica e restituiscono ossigeno all'ambiente. Ti avranno anche detto che i polmoni degli alberi sono le foglie. Se vanno in crisi loro, s'inceppa tutto il meccanismo. Purtroppo sembra stia succedendo tutto questo, almeno secondo quanto hanno scoperto due ricercatrici americane.

Grazie a dei modelli climatici hanno potuto simulare l'aumento di CO2 a cui la Terra sta andando incontro nel giro di un'ottantina di anni. Quello che hanno visto è che le foglie si difendevano da una quantità eccessiva di emissioni e diventavano più spesse. All'aumentare del volume, diminuiva la produttività. Entro fine secolo rischiamo che 6,39 miliardi di tonnellate di carbonio in più rimangano nell'aria. Il che equivale a dire quasi tutta la quantità di emissioni inquinanti prodotte dagli esseri umani.

Si tratta del primo studio che certifica questi risultati e naturalmente i ricercatori proseguiranno nelle indagini. Ma quello che conta è che da ora in poi bisognerà tener presente anche gli aspetti legati alla fisiologia e al comportamento delle piante nei modelli climatici. Insomma, piantare più alberi per ridurre lo smog potrebbe non servire a nulla.

Te lo dicono gli alberi

A Città della Pieve, in Umbria, è nata una foresta di alberi parlanti. Sono 146 ettari del Bosco di Piegaro, dove su 36 tronchi sono stati affissi dei Tree Talkers, ovvero sensori in grado di fornire in tempo reale dati sulla salute dell'albero. Monitorano tutte le funzioni e mostrano i flussi d'acqua, la crescita in diametro, la quantità e la qualità delle foglie, la stabilità, la respirazione e la quantità di carbonio stoccata. Si riuscirà così a capire in che misura la salute e la mortalità delle piante sono legate ai cambiamenti climatici.

Questa iniziativa fa parte del progetto internazionale Trace (Tree Monitoring to Support Climate Adaptation and Mitigation Through Pefc Certification), finanziato da Pefc, il più ampio sistema di certificazione e monitoraggio delle foreste, e grazie alla collaborazione della Fondazione Centro Euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici è attivato anche in Italia. Si tratta di una tecnologia a costi contenuti e l'idea è quella di diffonderla su larga scala per tenere controllate le foreste e capire come mantenerle in salute.